Questo blog ha interrotto le pubblicazioni il 14/09/2020, dopo 4 anni di attività.Le sue tematiche sono ora sviluppate da una nuova piattaforma:LA FIONDAhttps://www.lafionda.com |
<
Una delle tesi principali di questo blog è che quello dell’antiviolenza, intesa naturalmente come solo declinata al femminile, sia un mito sovrastimato per alimentare un grande business e clientele politiche. Parlare ossessivamente, con numeri gonfiati e non corrispondenti alla realtà, del fenomeno della violenza sulle donne genera quella forma di sospetto e paura generalizzata che rende accettabile da un lato i poderosi trasferimenti di risorse dallo Stato a soggetti di dubbia efficacia e nessuna trasparenza (i centri antiviolenza e affini), dall’altro la necessità di “misure straordinarie”, intendendosi privilegi specifici e il diffondersi a macchia d’olio di gangli clientelari (sempre loro: i centri antiviolenza e affini). Un tempo per far ingoiare ai cittadini determinate scelte si facevano scoppiare bombe qua e là. Ora il processo è fortunatamente meno cruento, per lo meno alla fonte. Non allo sbocco: la narrazione tossica che predomina avvelena le relazioni umane e distorce la loro gestione nelle famiglie, nei servizi, nei tribunali.
La domanda a cui è sempre stato difficile rispondere, a fronte di tutto questo, è: il meccanismo funziona? Sotto il profilo del business sì, sicuramente. Sotto il profilo politico-elettorale invece no. E questo è rivelatore. Non si contano le persone che cercano di utilizzare i centri antiviolenza o le organizzazioni di attivismo femminista come brodo di coltura del consenso elettorale o come trampolini per una carriera politica nelle istituzioni. In questo senso le attese sono sempre molto alte: si pensi alle rumorose manifestazioni, tutte apparentemente molto partecipate, messe in piedi da gruppi come “Nonunadimeno”, le varie case delle donne, “Senonoraquando” eccetera. Fanno impressione quando si palesano, fanno pensare a una potenza elettorale davvero importante. O si pensi ancora ai numeri che in genere le rappresentanti dei vari centri antiviolenza sbandierano davanti alle telecamere o ai microfoni: più di millemila donne che hanno ricevuto aiuto, più di millemiliardi che hanno telefonato, e così via. Tutti numeri non verificati né verificabili, ma comunque un apparente bacino elettorale di dimensioni non indifferenti.
IBAN: IT12D0617501410000001392680 |
|
Salvo che, alla prova dei fatti, cioè quando si va alla conta, la verità viene fuori e la realtà virtuale raccontata da questi portatori d’interesse, con la complicità dei media, viene smascherata. Una prima volta è accaduto con Laura Boldrini e Mr. “mi scuso” Pietro Grasso. Entrambi, ma soprattutto la prima, hanno speso le loro importantissime cariche istituzionali inseguendo e corteggiando il femminismo più radicale, incentivando l’attivazione di risorse per tutta la galassia ro$a nazionale, ungendo generosamente gli ingranaggi di una macchina infernale che ha intossicato per anni il dibattito pubblico nazionale. Quando è stato il momento di passare all’incasso, però, il 4 marzo scorso, la reale dimensione di questo gigante dai piedi d’argilla che è “la sorellanza” si è mostrata in tutta la sua inconsistenza. Non fosse stato per i ripescaggi le due ex cariche istituzionali non avrebbero più messo piede in Parlamento. E in ogni caso la loro creatura politica è deceduta alla velocità della luce.
Le recenti elezioni in Sardegna hanno dato un altro segnale in questo senso. Ed è importante perché si tratta di una terra che rappresenta un laboratorio importante su queste tematiche. Lì il Movimento 5 Stelle è risultato primo partito e ha ottenuto consiglieri regionali che prima non aveva, è vero. Ma in politica vanno considerati i flussi e rispetto alle politiche, pochi mesi fa, ha avuto un netto tracollo. I motivi possono essere tanti: di fatto circola molta delusione nei ranghi pentastellati. Va detto che buona parte di essa deriva dai giochini e giochetti che una parte degli eletti grillini ha fatto e sta facendo rispetto all’impegno su una riforma di separazione e affidi in senso pienamente bigenitoriale. Da inizio legislatura sembrano più remare contro che a favore, con il capitano Spadafora che detta la linea. E a quanto so sono tanti, ma proprio tanti quelli che credevano profondamente in un impegno pentastellato su quel tema. Chissà quanti di costoro sono sardi e hanno messo la X altrove.
IBAN: IT12D0617501410000001392680 |
|
Insomma gli esempi di Boldrini e Grasso prima e il tracollo del M5S poi dovrebbero mandare un messaggio chiaro a tutti coloro che sulla mitologia velenosa della violenza contro le donne stanno fondando business e carriere: il gioco è ormai scoperto, il re è nudo. Sotto il vestito insanguinato e dentro le scarpette rosse non c’è niente, se non un bel giro di soldi e un grumo cinico di interessi. Che alla prova dei fatti finiscono per tradire. Perché un Truman Show, di questi tempi, si può tranquillamente costruire e portare avanti, ma non si può pretendere poi di raccoglierne i frutti nella realtà. Saranno virtuali come virtuale era tutto lo spettacolo che li ha seminati. Siatene coscienti, voi che in questa narrazione inzuppate il pane: le persone per bene, quelle informate e consapevoli o semplicemente sature sono tante, tantissime, molto più di voi. E vi guardano pieni di divertita pietà mentre mettete in scena ossessivamente una pantomima in cui non crede più nessuno. Ritiratevi dunque di buon grado e si torni a investire le risorse pubbliche dove servono davvero. Solo la vostra scomparsa permetterà a uomini e donne di tornare a dialogare con onestà, sincerità e pace.
Leave a Reply