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Ho dato ieri notizia dell’intenzione del Corpo degli Alpini di presentare querele e denunce contro il movimento #nonunadimeno per le accuse e le notizie diffamanti diffuse sul recente raduno di Trento. Stando alle cronache, le cacciatrici di privilegi hanno basato le loro calunnie a mezzo stampa e web su alcune testimonianze riportate in forma anonima. E che, secondo il loro Dio, andavano prese per buone, a prescindere, in quanto detentrici di organo genitale femminile, senza necessità di portare ulteriori prove né procedendo a denunce formali presso gli organi competenti. Metodo #MeToo insomma: sputtanamento sulla parola senza alcuno strascico giudiziario.
Proprio per stroncare questo metodo infame con cui una lobby priva di scrupoli sta arrivando a influenzare tutta intera la vita pubblica, la politica, l’economia, l’informazione e la cultura, ho esortato con forza il Corpo degli Alpini a non cedere alla galanteria, alla cavalleria o ad altri buoni e misericordiosi sentimenti, quelli che si usano in genere verso i malati di mente che straparlano, e a procedere senza indugio con tutte le querele del caso, nonostante le suppliche penose e complici di tutta la galassia di Rosa Nostra. La mia esortazione è diventata virale, per fortuna, e prego che arrivi ai vertici militari del Corpo, insieme a tutte le proposte annesse: querela, costituzione come parte civile ed eventuale donazione del risarcimento a cause votate alla vera parità.
In questo senso mi chiedo: dove sono le associazioni? Mi riferisco a quelle dei padri separati, a quelle (molte anche se minoritarie) che si battono per una reale parità, per il tramonto di questo clima di caccia alle streghe per inaugurare un alba di dialogo e confronto positivo? Sappiamo tutti che, tentando di applicare il metodo #MeToo agli Alpini, Rosa Nostra sta solo cercando di ampliare il proprio raggio d’azione: dalla sistematicità delle false accuse verso i poveri cristi, si è arrivati ad attaccare singoli in posizioni di rilievo. Visto che nessuno alza la voce, tranne pochi, si sono sentite di poter osare di più, attaccando un intero corpo militare, glorioso, stimato, amato. Obiettivo: distruggere un totem a loro dire “maschile”, ignare che gli Alpini intervengono per difendere il territorio nazionale, dunque donne e uomini indistintamente, così come quando c’è da tirare fuori qualcuno dalle macerie (quando in genere si dà priorità a donne e bambini…).
L’iniziativa infame di #nonunadimeno non è che la sublimazione di ciò che accade tutti i giorni nei tribunali civili e penali italiani, nel 95% dei casi in cui una denuncia viene presentata da una donna contro un uomo, specie se ex marito o compagno. Per questo mi stupisce l’assenza delle associazioni che si occupano da questo lato della tutela dell’equità e della giustizia. Dove siete? Vi serve riunire comitati e assemblee per decidere se dichiararvi unitariamente solidali con il Corpo degli Alpini, esprimere loro solidarietà e il massimo appoggio in caso di querela? Avete dubbi a unirvi all’iniziativa perché non l’avete partorita voi? Cosa vi frena dal fare una rapida Skype call da Trento a Palermo e decidere di far uscire un comunicato stampa unitario? Potrebbe essere questo il momento per dimostrare che non vi muove una volontà di protagonismo fine a se stesso, ma un vero senso di appartenenza e di mobilitazione verso una causa sacrosanta. Che giorno dopo giorno prende mazzate dall’audacia priva di scrupoli del movimento femminazista nazionale.
Dunque, mentre i singoli, per propria non coordinata volontà, inondano il web di condivisioni, like, commenti a sostegno del Corpo degli Alpini, e indirettamente in difesa dello Stato di Diritto, io personalmente attendo di vedere una presa di posizione netta dell’associazionismo. Sperando di non dover attendere invano. La vostra parola, altamente rappresentativa, potrebbe contribuire a sciogliere i dubbi che forse ora aleggiano nel Corpo degli Alpini: querelare davvero o no? Sono solo donne con un po’ di problemi, lasciamo stare dai… No! No, amati veci, forse non ve ne accorgete (eppure di padri separati e massacrati con la penna nera in casa ce ne saranno…), ma è qualcosa di più, molto di più. E’, come sempre nella vostra storia, l’occasione di difendere una Patria che è sotto attacco, nella sua piena capacità di rappresentare uomini e donne, padri e madri, per bene. E’ un’invasione di malafede e affarismo improprio che avvelena il presente e sterilizza il futuro. In quest’ottica, la vostra reazione è attesa con trepidazione.
In attesa che anche le associazioni ve lo dicano, mi permetto di ribadirlo anche io a voi, con rispetto e deferenza, ma con determinazione: #querelateletutte .
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