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Accade che il “femminicidio” venga definito come “uccisione di una donna da parte del partner o ex partner”, identificando come movente, in genere, il fatto che l’uomo “non si rassegnava alla fine della relazione”. Tuttavia questa definizione, affiancata da altre quattro o cinque che variano sul tema, solitamente vale per i primi nove-dieci mesi dell’anno. Se a settembre-ottobre il numero dei “femminicidi” è troppo basso, allora la definizione viene ampliata e diventa: uccisione di una donna da parte di un uomo, col movente lunare “uccisa in quanto donna”. E’ chiaramente un’astuzia perché la prima definizione circoscrive un ambito, sebbene con un movente del tutto opinabile. La seconda diventa general-generica e permette a chi tiene il macabro conteggio di gonfiare i numeri, ficcandoci dentro tutto e il contrario di tutto: matricidi, uccisioni da parte dell’amante, dell’amico, dello spacciatore, del rapinatore, e così via. Il tutto per passare all’incasso in termini di propaganda e di ciò che ne consegue (finanziamenti, visibilità, eccetera). A confondere ulteriormente le idee ci si mettono poi anche i media e la Polizia di Stato, gli uni che contano ben 94 casi nel 2018 e l’altra che ne conta 32, per di più definendo arresti e denunce come efficaci “azioni di contrasto” (come se il 95% di essi non finisse in archiviazione o assoluzione…).
Mussolini ai tempi disse di aver bisogno di qualche migliaio di morti per potersi sedere al tavolo della pace. Il femminismo radicale e il business che gli gira intorno oggi ha bisogno di un numero annuo di donne uccise che si avvicini al centinaio (comunque un fenomeno statisticamente risibile pari a 0,1 donne uccise ogni 100.000 abitanti) per potersi sedere al tavolo dove si spartiscono fondi pubblici, ruoli politici o orticelli da poter governare indisturbate. Una definizione elastica di “femminicidio” dunque è quanto mai utile allo scopo. E risulta estremamente elastica se alcuni contano 94 “femminicidi” e il Ministero dell’Interno 32, una forbice che è il segnale di un problemino definitorio non da poco. In questo senso da molte parti è diventata strutturale l’astuta pratica della falsificazione o manipolazione. Si fa a cuor leggero, tanto i media si allineano e assecondano la mistificazione, senza controllare, o controllando e facendo finta di niente (perché rende di più in termini di “click”). Io invece controllo, controllo eccome. E mi accorgo della malafede, quando c’è. E caspiterina se ce n’è…
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A tenere il conteggio macabro e interessato in Italia sono soprattutto due soggetti: la “27esima Ora” del Corriere della Sera, le cui rilevazioni sono già state analizzate e smontate qui, e il sito “IQD – In Quanto Donna”. Quest’ultimo è stato uno dei primi a far lievitare i conteggi a partire da ottobre: constatato che i femminicidi quest’anno, misurati secondo la prima definizione, erano pochissimi, ha cambiato marcia affidandosi alla seconda, iniziando così a dire che nel 2018 sono stati 77. Un numero vicino a 100, indispensabile per poter avere un po’ di retorica d’effetto nel giorno designato contro la violenza sulle donne (il 25 novembre). IQD deve però essersi resa conto che la guardia di chi sbugiarda miti e bufale è sempre più alta e che non di rado parte pure un diretto al mento. Così una settimana fa ha tolto dal sito l’elenco dei “suoi” femminicidi, con questo annuncio buffissimo:
A causa della mancanza di rispetto per il lavoro svolto da InQuantoDonna IQD, che si è manifestata attraverso il saccheggio continuo e sfrontato dei dati OFFERTI GRATUITAMENTE da questo sito, L’ELENCO AGGIORNATO DEI FEMMINICIDI SARA’ DISPONIBILE PUBBLICAMENTE SOLO DOPO LA GIORNATA DEL 25 NOVEMBRE.
come se la manipolazione dei dati e la mistificazione della verità si dovessero pure pagare…
Purtroppo per loro, un giorno prima che togliessero tutto dal loro sito, con la preziosissima collaborazione dell’amica Antonietta Gianola (che qui ringrazio pubblicamente), mi sono copiato il loro elenco (o meglio: l’ho saccheggiato!). E come avevo già fatto con la “27esima Ora”, ho analizzato tutti e 77 i casi, per capire davvero quanti femminicidi ci sono stati in Italia nel 2018. Il tutto assumendo come definizione una delle tante, forse la più comune: omicidio di una donna da parte del partner o ex partner. Qui di seguito lascio una tabella riassuntiva basata sui casi inseriti da “In Quanto Donna” nel suo elenco. In attesa di vedere se il 25 novembre lo ripresentano uguale (e ci vorrebbe una gran faccia di legno) o se lo ripuliscono dei dati impropri aggiunti a buon peso. Dopo la tabella troverete un link che porta all’intero elenco dei casi, con una X a indicare il “vero femminicidio” e un’altra a indicare se il fatto è stato commesso da stranieri o italiani (altra informazione curiosamente sempre omessa in questi elenchi), più qualche nota a margine, dove necessario.
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Ben inteso: l’operazione che faccio non è naturalmente per sminuire le morti di queste donne. Il mio auspicio, è ovvio, è che nessuno, uomo o donna, venga mai ammazzato da chichessia. Tanto meno lo faccio nel desiderio di innescare una gara macabra a chi tra uomini e donne conti più morti ammazzati. Questa disamina è volta solo a smascherare una grande bugia che alimenta un mito che a sua volta alimenta un clima d’odio e sospetto tra i generi, dove uno dei due si arroga privilegi infondati e odiosi e l’altro viene sistematicamente e ingiustamente criminalizzato, con ciò impedendo un confronto razionale e produttivo per affrontare problemi che riguardano tutti. La mia operazione insomma serve a mostrare che le bugie hanno le gambe corte e che anche i più affermati miti sono destinati a crollare prima o poi.
DICHIARATI | NON FEMMINICIDI | FEMMINICIDI | DA STRANIERI | CON SUICIDIO | NOTE (anziani, malattia, problemi psichici) |
---|---|---|---|---|---|
77 | 29 | 48 | 14 | 21 | 9 |
100% | 38% | 62% | 30% | 51% | 19% |
Commento – Il 38% dei casi inclusi da “In Quanto Donna” non è affatto costituito da “femminicidi”, che in totale nel 2018 ammontano dunque a 48. Di questi un buon contributo è dato da stranieri (il 30%). Proporzionando il dato alla popolazione totale di italiani e stranieri, si ha una maggiore incidenza di omicidi di donne da parte di stranieri (29%) che da parte di italiani (7%), e questo è uno dei tanti dati che non si mettono mai in luce. Va segnalato poi che nella metà dei casi chi uccide la compagna o ex compagna poi si uccide a sua volta (51%). Per misericordia verso le femministe radicali ho contato nei casi di femminicidio anche quelli tra anziani e/o malati e quelli tra persone con disturbi psichici. Nel primo caso si tratta sempre di una forma di disperata eutanasia seguita da suicidio, nel secondo caso l’insania mentale toglierebbe ogni logica all’inclusione nella categoria dei femminicidi. Tuttavia, giusto per farle contente, ho incluso anche quelli.
IL DETTAGLIO DEI 77 CASI PUÒ ESSERE CONSULTATO A QUESTA PAGINA.
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