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di Alessio Deluca – Siete pronti al prossimo circo Barnum della propaganda donnista? A nuove entusiasmanti frontiere dell’ossessione emulativa? Vi diamo noi l’appuntamento e con qualche anticipazione: giugno 2019 coppa del mondo di calcio femminile, in Francia. Non sapevate nemmeno che esistesse vero, voi medievali e anche un po’ mafiosi in quanto depositari di cromosoma Y (cit.)? Bene, dovrete ravvedervi perché da qui a giugno vi faranno una testa (e non solo) così sul fantastico mondo rosa del pallone, naturalmente più puro ed evoluto di quello maschile, tra dibattiti revanchisti sulla parità necessaria anche nel calcio. E attenzione: nessun uomo potrà permettersi l’ardire di alcun commento che non sia allineato, ogni parola verrà scannerizzata ai raggi X del pensiero unico di genere, pena il linciaggio, gogna pubblica e sospensione.
Preparatevi quindi alla celebrazione della Ronalda fuoriclasse, a storie strappalacrime sui sacrifici della portiera che viene dal sud, sulla preparazione tecnica dell’allenatora che se non è diventata Mourigna è solo per colpa del patriarcato che sopprime i talenti. E non potrà mancare un #metoo calcistico con qualche presidente da accusare di abusi in cambio di un ruolo da centrocampa e interviste a politicanti che prometteranno sovvenzioni e corsie preferenziali (ma dai…). Forza, pennivendoli italiani, lo sappiamo che nelle redazioni già vi state sfregando le mani di fronte a tutta questa ghiottoneria dal buttare in pasto ai social.
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Naturalmente tutto ciò verrà salutato con grande giubilo in tutti gli ambienti di Ro$a No$tra e da tutti gli intellettuali del conformismo, come segno di grande progresso. La femminista media, quella pura e di lotta che a Verona sfilava col cartello “figa mia, cazzi miei”, parteciperà con trasporto, non si perderà una partita del mondiale rosa: cuore gonfio di nuove prospettive di gloria, birra e rutto libero. Non sa l’ingenua e nemmeno deve sapere di essere un fantastico zimbello nelle mani del mercato, cui in realtà dei suoi diritti interessa meno di zero, se non nella misura in cui fruttano. Sky ha già titolato (23 marzo 2019) “Record di ascolti per l’incontro di calcio femminile Juventus – Fiorentina”: la femminista gode per l’ennesima picconata inferta all’odiato patriarcato, mentre i furbi godono per tutto un nuovo mercato vergine (si può dire vergine? mah…) di spot da piazzare.
Ma in fondo, se c’è un Ronaldo che frutta milioni perché non può esserci una Ronalda che ne frutta altrettanti al suo procuratore, anzi procuratora? Perché non si possono guadagnare milioni in biglietti-stadio per le tifose militanti di genere? Nike si è già schierata a favore dei “diritti delle atlete” (ovvio) con una linea dal “design innovativo” pensata per le giocatrici. Presto ci sarà una linea di cosmetici che “ti fa sentire bella e smagliante anche durante una rovesciata”, le griffe disegneranno scarpe coi tacchetti “che conservano intatta la femminilità e modellano i glutei”, e via delirando, ma soprattutto comprando.
Fa effetto, ma anche un po’ pena, vedere come tutta la cosiddetta filosofia “della differenza” si realizzi alla fine come filosofia dello scimmiottamento, dell’emulazione, anzi dell’ossessione del maschile, a tutto ed esclusivo vantaggio dei ricevitori di cassa. Se ne riparlerà quando migliaia di ragazze saranno spinte anche qui a primeggiare, a sacrificare tutto, a sfondarsi di allenamenti, sperimentando che poi una su mille ce la fa (benvenute nel magico mondo maschile che tanto vi piace). Nel frattempo come in una coppia in cui lei, piena di nevrosi, stia ogni santo giorno col fiato sul collo del partner a controllare, a rivendicare, a lamentare, a pretendere, ad accusare, per poi alla fine imitarlo, lui giustamente prende e se ne scappa. Anche perché qual è il gusto o il piacere di frequentare un alter ego in un corpo di donna? Meglio tentare di migliorare se stessi, saltuariamente prendere un campo a sette per una partita tra amici. È ciò che sta avvenendo su larga scala: semplice pratica “della differenza” versione maschile. In attesa che l’epoca ritrovi un auspicato equilibrio.
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