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di Fabio Nestola – Lunedì 15 luglio Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Vincenzo Spadafora scriveva:
UN ALTRO FEMMINICIDIO
(…) Deborah Bellesio, 40 anni, un altro nome da aggiungere alla già troppo lunga lista dei femminicidi. Non sembra aver fine la mattanza di donne. E non finirà finché non si sradicherà la cultura del possesso, il maschilismo spesso esibito e portato come una medaglia, la discriminazione di generi che invece di regredire sta aumentando. Non bisogna stancarsi di lottare contro gli stereotipi, di difendere le donne dall’essere considerate “meno”. Spero in una condanna unanime e forte a partire dagli uomini e dalle associazioni dei padri separati. L’azione del Governo con il nuovo Piano Operativo contro la violenza sulle donne offrirà un sostegno concreto e incisivo a tutte le donne.
Non era l’unico, ovviamente. L’illusione di aver fiutato un pretesto per mettersi in mostra scatena la gara a chi si espone più duramente contro l’uccisione di una donna “inquantodonna”, contro la cultura del possesso, il maschilismo, la discriminazione di genere, il patriarcato e tutto il repertorio sessista recitato a memoria. Senza ovviamente sapere ancora nulla del caso specifico. Il fatto è che i delitti passionali non si susseguono a pioggia come invece vorrebbe la narrazione ideologica, e diventa sempre più difficile condizionare le masse alimentando la bufala “un femminicidio ogni due giorni”.
Quindi arriva l’uomo che spara alla ex, e un branco di iene si precipita a spolpare la carcassa (già spoglia di suo) delle prime notizie che trapelano. Non serve andare tanto per il sottile: l’assassino è un uomo e la vittima è l’ex moglie, quindi parte il disco: “femminicidio, femminicidio, mattanza di donne, cultura del possesso, maschilismo”. gelosia morbosa… La fretta però è cattiva consigliera, spesso genera figuracce. E Spadafora non s’è lasciato scappare l’occasione. Dopo sole 24 ore di latitanza l’assassino, Mimmo Massari, si costituisce e durante l’interrogatorio sbriciola in un attimo tutte le certezze sciorinate dai professionisti della superficialità.
Emerge una storia di soldi accumulati illecitamente – sembra col traffico di stupefacenti tra Italia e Spagna – e la necessità di riciclare parte del denaro, 300.000 euro, in una attività “pulita” da intestare alla moglie incensurata, lasciando anche un altro gruzzolo seppellito chissà dove. Poi arriva la separazione alla moglie resta tutto: casa, attività, soldi. Massari non ci sta. Telefonate, messaggi e minacce ma, chiarisce agli inquirenti, non per convincere Deborah a tornare insieme, bensì per farsi restituire ciò che lei sa perfettamente essere dell’ex marito. Non è geloso della moglie, non è infuriato per la sua scelta di separarsi, non la rivorrebbe con sé, quello che rivorrebbe sono solo i suoi soldi.
Formalmente però è tutto di Deborah, lui non ha alcun appiglio legale per rientrare in possesso di ciò che ritiene “suo” e così si vendica secondo i metodi di chi vive oltre i margini della legalità: brucia tutto. Sconta tre anni di detenzione ma quando esce torna alla carica: vorrebbe almeno l’altro gruzzolo in contanti ma non riesce a farsi restituire neanche quello. Non accetta di subire passivamente e decide di vendicarsi, sempre secondo una logica criminale. Fin qui la confessione resa al PM Venturi. Il resto è cronaca. Quindi i frettolosi fautori del “femminicidio” ad ogni costo hanno preso una clamorosa cantonata. Questo caso, pur nella sua estrema gravità, non è un “femminicidio”. L’ho scritto anche in altri articoli su questo stesso blog, motivando dettagliatamente. Ora cosa intende fare il buon Spadafora?
Nella sua febbrile smania di prendere posizione per “un altro nome da aggiungere ai femminicidi”, dichiarava la speranza in una condanna unanime da parte degli uomini in generale e dei padri separati in particolare. Perché, di grazia? La coppia non aveva figli, nella vicenda di Savona la paternità non c’entra nulla. Sa spiegare il Sottosegretario da cosa nasce quella precisazione, perché ha voluto infilarci a forza la paternità? Ha dei problemi con le associazioni di padri separati? Ma una domanda prevale su tutte. Vista la figuraccia per la epica cantonata, Spadafora riterrà doveroso scusarsi? Tuona imperioso quando crede che le cose siano come lui immagina, ma quando scopre che non è come sperava, come si comporta? Non serve un proclama come quello del 15 luglio, basterebbero due righe di scuse. In alcune persone una boria presuntuosa e saccente impedisce di riconoscere i propri errori, in genere è sintomo di un ego smisurato ma non di grande intelligenza. Ma sicuramente Spadafora è diverso, attendiamo speranzosi.
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