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Capita che passeggiando per le strade del capoluogo lombardo si venga intercettati da un paio di gentili signore mature. Strepitano non so cosa, non ci bado, mi allungano un pieghevole tra i tanti e lo prendo, pronto a gettarlo nella spazzatura girato il primo angolo. D’altra parte un’occhiata veloce alla copertina, dove campeggia la silouhette di una donna, mi fa subito pensare a qualche centro estetico o al negozio di qualche parrucchiere. Prima di cestinarlo, lo guardo meglio e mi colpisce la scritta, ben in evidenza in copertina: “In Italia ogni DUE giorni una donna VIENE UCCISA”. Che mi prenda un colpo… Possibile che in una città civile come Milano si possa spacciare fuffa del genere, pura propaganda terroristica di genere, senza che nessuno sollevi mezzo problema? Pare proprio di sì. Apro allora il volantino, prodotto probabilmente con soldi pubblici dal centro antiviolenza milanese “Scarpetta rossa”. Questo è ciò che leggo:
Catalogazioni prive di senso, dati manipolati, slogan buttati lì per generare effetto, emozione, indignazione, allarme. Foto per suggerire l’impegno quotidiano a difesa di questa categoria di persone, le donne, così tremendamente vessata nel nostro paese. Chiunque abbia e sappia leggere i dati sa che quasi nulla di quello che è scritto in quel volantino corrisponde alla verità. Ho una gran voglia di tornare indietro e attaccar briga sulla strada, ma evito, probabilmente rischierei il linciaggio. Non mi resta che prendere atto che a Milano, come in qualunque altra parte d’Italia, è consentito diffondere dati falsi e allarmismo, diffamazione e demonizzazione di un genere solo. Il tutto a spese della collettività.
Edit: un amico su Twitter mi segnala che “Scarpette rosse”, pur di raccattare piccioli manda in giro gente a chiedere l’obolo ai negozianti. E risultano tanto credibili che qualcuno di loro pensa che sia una truffa. Sarebbe esilarante se non fosse tragico.
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