Questo blog ha interrotto le pubblicazioni il 14/09/2020, dopo 4 anni di attività.Le sue tematiche sono ora sviluppate da una nuova piattaforma:LA FIONDAhttps://www.lafionda.com |
<
Tutti ricorderanno l’indignazione nazionale suscitata dagli applausi all’indirizzo dei tre giovani tratti in arresto con l’accusa di aver stuprato una ragazza in un ascensore della Circumvesuviana presso San Giorgio a Cremano. Che orrore, che inciviltà, quegli applausi da parte dei genitori degli accusati: essi, si è detto, sono il segno più evidente e imbarazzante della sussistenza di una cultura patriarcale indulgente verso lo stupro, dove gli impulsi animaleschi maschili vengono visti con simpatia e indulgenza, di contro alla più bieca mancanza di rispetto verso la sacralità e inviolabilità del corpo femminile. Sociologi e psicologi da talk-show si sono arrovellati e si sono interrogati a lungo sul motivo di quegli applausi, fino al recente emergere di una spiegazione possibile e ragionevole. Erano applausi di solidale misericordia. Gli stessi che vengono fatti in molti casi quando una bara esce da una chiesa. Se verrà confermato ciò che sta emergendo, i genitori applaudivano alla morte della giustizia.
Notizia recente: uno dei tre accusati è stato scarcerato. Non si sa ancora il motivo, il Giudice del Riesame lo renderà pubblico tra un po’, insieme alla decisione relativa agli altri due. Potrebbe essere che non sussistano pericoli di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato. Oppure, più probabilmente, potrebbe essere perché le immagini delle telecamere di sorveglianza, analizzate con attenzione dopo l’arresto, mostrano qualcosa che smentisce la versione della presunta vittima e conferma invece la versione dei tre ragazzi. Non c’è stata alcuna coercizione, sostengono: la ragazza era cosciente e consenziente. Voleva farsi un “giro in giostra”? Potrebbe essere, nulla di male, nel caso. Non è la prima e non sarà l’ultima, eventualmente, ad avere fantasie del genere e a trovare con estrema facilità chi la aiuta a realizzarle. Dopo aver provveduto ha avuto un ripensamento? Anche questo ci può stare, capita in modo pressoché sistematico, ma la denuncia no: nel caso, non andrebbe affatto bene, sarebbe una grave scorrettezza.
IBAN: IT12D0617501410000001392680 |
|
Eppure i media e i rappresentanti delle istituzioni non hanno avuto dubbi nello schierarsi subito dalla parte della presunta vittima. Il frangente degli applausi è stato subito stigmatizzato dai Verdi (esistono ancora???) nazionali e locali che si sono dichiarati inquietati dagli “applausi e incoraggiamenti rivolti ai colpevoli dai genitori”. Attenzione bene: ai colpevoli, hanno detto. La magistratura sta lì a far la statuina, perché i Verdi hanno già emesso la sentenza. Anzi, per non sbagliare i politicanti di turno hanno chiesto l’intervento dei servizi sociali per le famiglie plaudenti: commissari politici e azione punitiva per chi non crede a prescindere alla versione autocertificata della presunta vittima femminile. Deliri che i media hanno ovviamente rilanciato con gusto, circondando gli articoli che ne parlano con un florilegio di inserzioni. A fronte della scarcerazione e della notizia dei video che raccontano un’altra storia, però, i mass-media hanno iniziato piano piano a riposizionarsi, mentre i politicanti tacciono saggiamente.
Perché loro sanno, esattamente come sappiamo noi, che più della metà (56%) delle denunce di violenza sessuale nel nostro paese va incontro ad archiviazione, e di quelle che restano solo un 10% si conclude con una condanna. Un totale di più di 12 mila denunce finite in nulla su un totale di 13 mila: un rateo altissimo che non si registra per quei reati penali dove la prova è fondamentale e non basta la parola della presunta vittima per arrivare a procedimento e condanna. Le spiegazioni sono tante, la più nota e più sussurrata, come accade per le verità scomode, parla di accuse false, o strumentali, o presentate d’impeto, o indotte. Se venisse confermata l’assenza di coercizione che pare trapelare dai video delle telecamere, il caso di Portici potrebbe rientrare negli ultimi due casi: una denuncia presentata sulla spinta istintiva di un ripensamento che poteva anche finire lì, in una sana autocritica della giovane, se questa non fosse finita nelle grinfie del locale centro antiviolenza, come raccontano le cronache. Da lì alla denuncia purchessia, anche a fronte di immagini che danno una versione opposta, il passo è brevissimo.
IBAN: IT12D0617501410000001392680 |
|
Una cosa mi sento di dire, rivolgendomi direttamente agli inquirenti che stanno seguendo il caso e ai giudici che dovranno valutarlo: fate ogni sforzo per uscire dalla zona grigia. Mi riferisco a quello scenario nebbioso dove si cerca di far pesare il vissuto individuale più dei fatti riscontrabili. Prego i signori magistrati che non si fermino alle espressioni plateali e teatrali di disagio e che non cedano alle pressioni mediatiche o di altro tipo orchestrate da chi ha interesse a dare della realtà una descrizione di pura fantasia. Vadano a fondo sui rapporti dei tre ragazzi con la giovane, scandaglino con severità le loro messaggistiche elettroniche e le loro condotte sociali precedenti al fatto, ascoltino le testimonianze di chi li conosce, e naturalmente esaminino con cura i video delle telecamere di sorveglianza. Insomma auspico che vogliate indagare a fondo e con rigore, signori giudici. Un auspicio che estendo anche agli inquirenti che si occupano del recentissimo caso di Catania, molto simile a quello della Circumvesuviana.
Ma soprattutto vi chiedo, nell’eventualità che i fatti smentissero le accuse, di usare il pugno di ferro contro l’accusatrice. Vi prego, nel caso, di compiere fino in fondo il vostro dovere, incriminandola per calunnia e ogni altro reato connesso possibile, chiedendo il massimo della pena. Le percentuali che ho menzionato esigono che si comincino a comminare pene esemplari per chi abusa del sistema e dei suoi principi, l’obbligo dell’azione penale in primis, minandoli alla loro base e, non irrilevante, costruendo mostri che non sono mostri, rovinando reputazioni e vite, prosciugando i conti bancari di persone incolpevoli intrappolate in spirali interminabili di procedimenti infondati. Occorre che la magistratura tutta cominci a sensibilizzarsi rispetto alla tendenza che dilaga da anni nelle sezioni penali italiane e che dia il suo contributo a spazzare via le zone grigie entro cui prosperano malevolenza e sporchi interessi. Nel farlo avrete contro i media e qualche sparuto gruppo di fanatici, ma dalla vostra si porrà in presidio tutta la comunità che esige una giustizia giusta. Sta anche a voi insomma, signori giudici, dare un contributo perché l’applauso di quei genitori non sia più per la morte, ma per il trionfo della giustizia.
Leave a Reply