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Qualcuno ricorderà che di recente ho chiesto a tutti di avvisare il Sindaco di Roma Virginia Raggi della presenza di manifesti oltraggiosi in città, voluti da Telefono Rosa e patrocinati dalla Regione Lazio. Vi si definiva “vittime” milioni di donne e “carnefici” milioni di (mezzi) uomini, pur contro ogni evidenza fattuale e statistica. So che avete scritto in moltissimi (grazie!) e finora non avevo avuto riscontro. Immaginavo che non avremmo avuto mai risposta alcuna e che quella porcheria terroristica sarebbe rimasta impunemente visibile. Invece giusto pochi minuti fa è arrivata la risposta dal Gabinetto del Sindaco a giustificazione del fatto che quella propaganda anti-uomo resterà dove sta. Credo opportuno, visto che su questa cosa moltissimi di voi si sono impegnati, rendervi nota la risposta del Comune di Roma e, a seguire, la mia contro-risposta. Per i lettori romani di questo blog: prendete nota per le prossime elezioni amministrative.
Dal Comune di Roma:
Gentile sig. Stasi,in riferimento alla sua richiesta, comunichiamo quanto ricevuto dall’Assessorato allo Sviluppo Economico,Turismo e Lavoro al quale abbiamo inoltrato la sua nota:“La campagna pubblicitaria patrocinata dalla Regione Lazio non riporta un messaggio pubblicitario che può ritenersi in palese violazione dell’art. 12 bis del Regolamento di Pubblicità (Deliberazione A.C. n. 50/2014).Secondo tale articolo è vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto contenga stereotipi e disparità di genere, veicoli messaggi sessisti, violenti o rappresenti la mercificazione del corpo femminile.Secondo il medesimo articolo, è altresì vietata l’esposizione pubblicitaria il cui contenuto sia lesivo del rispetto delle libertà individuali, dei diritti civili e politici,del credo religioso,dell’appartenenza etnica,dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere,delle abilità fisiche e psichiche.L’azione di controllo sul contenuto dei messaggi pubblicitari da parte dell’Amministrazione Capitolina, sulla base della normativa vigente, è limitata alla verifica della non violazione della norma sopra citata, e non sono previsti ulteriori controlli sulla congruità del contenuto(nel caso specifico sui numeri alla base del messaggio stesso).Non si ravvisano quindi gli elementi sufficienti per poter considerare il messaggio anzidetto in violazione dell’art. 12 bis della D.A.C. n. 50/2014 “Cordiali saluti
La mia contro-risposta:
Spett.le Gabinetto del Sindaco, stante la vostra comunicazione, devo prendere atto che, stando all’art.12 bis del Regolamento di Pubblicità (Deliberazione A.C. n.50/2014) per come applicato da codesta Amministrazione:
1) definire “carnefici” milioni di persone appartenenti a uno specifico genere, quello maschile, NON E’ un comunicare per stereotipi, affermare disparità di genere, veicolare messaggi sessisti o violenti, ma lo è SOLO se riferito all’altro genere, ossia a quello femminile;2) la mercificazione del corpo femminile è espressamente vietata, dunque quella del corpo maschile è implicitamente ammessa;3) comunicare alla cittadinanza che milioni di persone appartenenti a un genere sono “carnefici” NON E’ lesivo della dignità e dell’identità di genere, ma questo è vero solo se si tratta del genere maschile, altrimenti sì, è lesivo;4) il controllo del rispetto delle norme del regolamento prescinde dai contenuti dei messaggi veicolati, dunque a Roma è possibile affiggere manifesti contenenti dati errati e pubblicità ingannevole, purché rispetti i principi di equità di genere, naturalmente interpretati come difesa del solo genere femminile.Mi permetto rispettosamente di osservare che in parte per com’è espresso ma soprattutto per come viene applicato da codesta Amministrazione, tale regolamento e i principi richiamati sono ridicoli, oltre che pienamente incostituzionali (cfr. Art.3 della Costituzione). In questo senso, a centinaia, forse a migliaia di persone che hanno transitato per Roma è stato comunicato che in Italia circolano milioni di uomini carnefici. Il che, essendo falso e destituito di ogni fondamento statistico, è di per se stesso diffamazione e una lesione dei diritti costituzionali riconosciuti a tutti i cittadini, in questo caso quelli di sesso maschile.Ritengo doveroso, alla luce di ciò, rendere pubblica la risposta dell’Amministrazione alla richiesta mia e di molti altri, nonché le mie ulteriori osservazioni di merito.Con viva cordialità.
C’è qualche avvocato in sala che abbia voglia di procedere come si dovrebbe e pro bono?
IBAN: IT12D0617501410000001392680 |
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