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La mostruosità #MeToo ha di recente compiuto un anno, calcolato sulla prima incriminazione di Harvey Weinstein. A che punto è il processo? Qualche elemento aggiornato: delle ottanta accusatrici solo tre sono state ammesse al procedimento, due anonime (sotto protezione, non si sa perché) e una no. Al momento ciò che emerge è che gli investigatori del caso hanno in più situazioni manomesso le dichiarazioni delle accusatrici per renderle più gravi, c’è una montagna di testimoni che riportano come le fanciulle fossero piuttosto proattive e affettuose con Zio Harv, prima e dopo il presunto stupro. Di una in particolare sono state recuperati alcune email e messaggi dove si esprimeva come una vittima di stupro solitamente non si esprime con il proprio aguzzino. La sua parte di accusa, infatti, è probabile che cada.
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E con buona probabilità anche le altre due, per le quali si parla di “consenso amichevole” all’atto sessuale offerto da Weinstein. Il tutto mentre le accuse al giudice Kavanaugh cadono dove devono cadere (nel nulla) in quanto totalmente prive di riscontri e il 75% degli americani ritiene che le donne del #MeToo portino avanti false accuse. “Believe women”, credete alle donne, dicono gli slogan del movimento neo-mafioso in rosa. Credete a prescindere, qualunque cosa dicano. Lo Stato di Diritto negli USA sembra invece reggere, e non sono remote le possibilità che Zio Harv torni libero. Soprattutto, speriamo, libero di parlare e di pubblicare le conversazioni avute con le fanciulle che lo accusano in massa di averle fatte lavorare nel cinema in cambio di sesso. E per le quali ormai negli USA si sta cominciando a utilizzare l’efficacissima espressione di “consensual whoring”: prostituzione consensuale.
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