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DDL Pillon – E se si invertisse il principio?

29 Agosto 201810 Marzo 2019
45

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Comments (45)

  1. finalmente una legge giusta per i nostri figli in “balia” di un solo genitore. Ho speso una fortuna in avvocati per fare il papà in un paese dove la figura genitore-mamma viene sempre privilegiato. avere tempi paritetici evita speculazioni monetarie sui figli che cresceranno nell’amore di entrambi i genitori (capisco che è difficile rimanere indifferenti ad un contributo mensile + tutti gli extra che ricevi dal genitore-papà). E’ veramente ora di applicare pari diritti e pari doveri verso i nostri figli!!

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    14 Settembre 2018 stefano Reply
  2. È assolutamente assurdo che i figli siano costretti a lasciare una casa che hanno vissuto da sempre e alla quale sono affezionati e hanno desiderato tanto, per le esigenze di un padre che ne rivendica la proprietà… Una casa che magari il padre si è fatto e s’è intestato furbamente durante il matrimonio (in divisione dei beni) mentre la moglie per anni provvedeva alla famiglia in tutto e per tutto tanto avendo i figli non poteva comunque essere mandata via di casa per cui ha soprasseduto a volerne una parte per il bene di tutti….è comodo per il padre prendere tutto e tenersi i figli con mille necessità alle quali ha sempre provveduto amorevolmente la madre e pensare :”Tanto nel tempo che staranno con me non gli compro nulla, è superfluo, ci pensasse la madre e a mangiare li porto dai nonni ed io ho tutto lo stipendio intatto, per cui sarà solo un guadagno liberarmi di questa famiglia.. Sì signori perché in alcuni casi dove l’egoismo impera, gli uomini ragionano in questi termini, ve lo assicuro .. La madre per cui dovrà a sua volta, allontanata da casa, fare il max per non far mancare nulla ai figli e a distanza cercherà di colmare le sicure mancanze del padre con il cuore in mille pezzi per non poter vegliare sui figli.. Io direi che sarebbe il caso di sentire a tutto tondo i figli.. Loro non mentono mai… È un ddl che fa veramente schifo e i ragazzi sono parte lesa… Ddl da bruciare…

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    13 Settembre 2018 Anastasia Reply
    • Commento sessista. Lasciamo tutto in mano alle madri che sono eque… tant’è che la statistica dice che mentono nell’80% dei casi… 50e50 e andate a lavorare!!!

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      13 Settembre 2018 Franco Reply
    • se entrambi i genitori si devono impegnare a gestire i figli (scuola, compiti, alimentazione, abbigliamento, tempo libero) perché garantire ad uno dei due un trattamento di privilegio? solo perché è mamma? e perché non permettere ai bambini di affezionarsi anche ad un’altra casa ed imparare a vedere il padre nella quotidianità? quindi la madre che decide di cambiare casa è snaturata? la madre che invece porta in casa un nuovo compagno, alterando l’ambiente familiare, quello invece va bene. pari diritti e pari doveri, salvo i correttivi che per quello, tra l’altro, il del già prevede (ad esempio nel caso di madre senza reddito per decisione comune assunta con il coniuge).

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      25 Settembre 2018 amzterdam Reply
  3. Mi trovo totalmente d’accordo con l’opinione di Marco Stasi…acuta, profonda e realistica. Vorrei, però, portare un modesto contributo alla discussione evidenziando ciò che molti, uomini e donne, sottacciono e (soprattutto le seconde) strumentalizzano in nome dei minori. Le separazioni, a prescindere dai torti e dalle ragioni (o percentuali di esse), vanno ascritte esclusivamente ai genitori; ciò induce a ritenere che, se qualcuno deve pagar dazio, quello non deve essere il figlio. Ergo, ad alternarsi nella casa coniugale (prescindendo dalla proprietà) devono essere i genitori che, per i giorni in cui non sono chiamati a gestire la prole, è giusto (in relazione alle proprie capacità reddituali, alla cerchia di amicizie o parentale) trovino ricovero dove meglio credono e possono: dai ponti, alle camerate multiple, alle stanze singole, alle case o a… Buckingam Palace; ciò che, ritengo, (…e qui casca l’asino) farebbe anche giustizia delle molte, troppe assistite per incomprensibile, anacronistica, “costante giurisprudenza”

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    5 Settembre 2018 Maurizio Pignorio Reply
    • il problema dei figli dei separati non è lo stare temporaneamente in un’altra casa, perché anche quello può essere un aspetto positivo se si è in grado di ricreare lì un ambiente domestico (certo, se il padre si trova con l’acqua alla gola e deve recuperare un buco arredato alla buona, è un altro discorso, ma una casa in cui i figli abbiano una loro camera, le loro cose, allora si ragiona!). anzi, può diventare un’opportunità. il problema dei figli dei separati è la non educazione e la strumentalizzazione a cui sono soggetti, il lavaggio del cervello, le frasi contro l’ex coniuge dette a mezza bocca, le accuse di fare troppo poco, di essersene andati, il diventare i confidenti dei propri figli. ma purtroppo su questo non c’è legge che possa intervenire, solo l’eliminare le questioni di soldi, rendendo ciascuno dei genitori direttamente responsabili dei figli, aumentando il tempo con i padri, per rendere entrambi i contesti “familiari” e sperare nel buon senso delle persone.

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      25 Settembre 2018 amzterdam Reply
  4. Notizie dal Senato.
    Affido minori: avvio discussione in sede redigente in 2a Commissione
    La Commissione Giustizia, lunedì 10 settembre alle 17, ha in programma l’avvio della discussione congiunta, in sede redigente, dei ddl n. 45 e n. 735 in materia di affido di minori. Il sen. Pillon riferisce in Commissione.

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    1 Settembre 2018 salvatore Reply
  5. Egr, Stasi ringraziandola per l’ospitalità ,
    secondo Lei le associazioni stanno dialogando costantemente con Il Senatore per le garanzie sulla retroattività ? in modo da non avere sorprese ? ( non certo dovute al Senatore , ma alle solite “sorprese” alle quali siamo purtroppo abituati.

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    31 Agosto 2018 Marco Reply
    • Caro Marco, non facendo parte di alcuna associazione o rete di associazioni, non sono in grado di risponderle con certezza. So che il mondo associativo ha collaborato fattivamente con il Senatore Pillon per cercare di strutturare una proposta positiva che, come ho detto nel mio articolo, tuttavia potrebbe essere migliorata e resa più garantista. Sono certo, ma vado sulla fiducia perché non ho notizie dirette, che l’associazionismo continuerà a seguire con attenzione il percorso del DDL.

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      31 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
    • Vale anche la domanda simmetrica: Pillon ascolterà le associazioni su questo punto e su altre questioni?

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      1 Settembre 2018 RDV Reply
      • Altra domanda: le associazioni che hanno i tentacoli nel parlamento e, per le quali, alcuni rischi di arbitrarieta del ddl da parte dell applicazione dei giudici, sembrerebbero non sviste del relatore ma accordi, saranno favorite o meno? Alziamo la testa e facciamo attenzione a wuesto altrimenti rischiamo la seconda legge 54/2006

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        1 Settembre 2018 Pasquale Reply
        • A questo davvero non saprei rispondere. La cosa certa è che uomini e donne di coscienza e buon senso devono favorire ogni possibile riforma migliorativa in questo ambito.

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          1 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
          • Per adesso assistiamo comunque a un tiro incrociato contro il DDL. Anche ieri sul Fatto Quotidiano è uscito un articolo che non parlava bene del DDL Pillon, per non citare quelli di Repubblica che ne sparano uno al giorno redatti da avvocati dello studio Bernardini De Pace.

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            1 Settembre 2018 salvatore Reply
            • Repubblica è di sinistra e il ddl della lega….combattimento politico con padri sulla graticola. La responsabilità politica dovrebbe essere quella di contribuire a far votare la miglior legge attraverso gli emendamenti non sparare a zero attraverso i propri giornali!!!!

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              1 Settembre 2018 Pasquale Reply
  6. Scusate .. ho letto della retroattività e penso che migliaia di padri attendano tale situazione.

    Potete confermare che ci sarà in ogni caso tale indicazione ? per dare speranza a tutti i padri che si vedono limitare immotivatamente il crescere il proprio figlio ed attendono velocemente questa legge.

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    31 Agosto 2018 Marco Reply
    • Ciao Marco. Difficile confermare qualcosa, trattandosi di un disegno di legge, che quindi dovrà passare alle approvazioni delle Camere. Al momento è prevista una norma transitoria che rende applicabile la legge (se verrà approvata) ai procedimenti in corso, e il Sen. Pillon ha assicurato che sarà applicabile anche a quelli già chiusi. Di più non si può dire…

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      31 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
  7. Stasi: …Portare a casa qualcosa” significa non portare a casa nulla. In compenso non si potrebbe più sollevare la questione per altri vent’anni: “avete avuto la riforma del 2018, che volete ancora???”
    .
    Vogliamo la riforma del 2026 e poi quella del 2033 e poi anche quella del 2040. Tutte le riforme che ci interessano fino a quando avremo tutto ciò che vogliamo.
    .
    La questione figli/assegni etc. è il solo versante in cui gli UU abbiano ottenuto qualcosa, e lo hanno ottenuto un poco alla volta. Partendo da zero. Se si esclude perciò proprio la questione divorzio/figli, (dove partiva dal 100%) il femminismo non ha ottenuto tutto di botta, al contrario, è andato avanti con l’erosione progressiva per 50 anni su tutti gli altri fronti . Di gradino in gradino, di passo in passo fino alla devastazione.
    E’ di oggi la notizia che la Spagna sta predisponendo una revisione del codice penale.
    Ce ne saranno due: un Codice per F ed uno per M.
    Di passo in passo, di grado in grado, un pochino alla volta, insensibilmente…
    E zac…

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    31 Agosto 2018 RDV Reply
  8. sulla retroattività il DDL parla chiaro: i genitori posso chiedere la revisione in qualsiasi momento su istanza di parte. Quindi vale anche per i procedimenti in corso e quelli conclusi

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    31 Agosto 2018 salvatore Reply
  9. Concordo pienamente, Davide: genitori uguali, tempi uguali. Il giudice deve diventare come un notaio, omologa l’accordo o applica la legge tout court. Le situazioni particolari rientrano in ambito penale e non civile, presunte violenze o calunnie che siano

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    29 Agosto 2018 Marco Reply
    • Daccordissimo anch’io e mi sembra opportuno, come scritto nell’articolo, partire dal giudice e seguire alla mediazione rendendo reali i 365 giorni diviso due. Mi sembra altrettanto opportuno togliere il riferimento alla dimora principale ed alle spesa extra, tutti elementi che danno arbotrarieta alla legge e ridanno i problemi della 54/2006.

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      30 Agosto 2018 Pasquale Reply
  10. Credo che in attesa del giudice e durante la mediazione semplicemente i due coniugi non sono separati. Ovvero si continua come durante la preparazione del ricorso per separazione oggi, e prima dell’udienza. Certamente se uno lascia il domicilio e si allontana dai figli intanto subisce ciò che impone chi resta a casa. Il problema vero e quando l’allontanamento viene ordinato dal giudice in presenza di denunce. Li il DDL Pillon non salva nessuno.

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    29 Agosto 2018 Anonimo Reply
    • Sì ma, intanto che il giudice decide, restaci a casa a subire angherie a mobbing a tutto spiano… Meglio che il giudice intervenga subito e detti subito le regole. Sulle denunce, una legge di ordine civile può fare poco. Lì occorre mettere mano al penale, e potrebbe essere il passo successivo a una riforma finalmente equa e sensata.

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      29 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
  11. purtroppo però non siamo in posizione di parità, sia perché c’è il pericolo opinione pubblica ( femministe e sinistra in genere ) e sia perché c’è il rischio rappresentato dalla magistratura che rischia di far fare a questa riforma la fine della ottima del 2006, e questo mi spaventa, anche perché ogni giorno che passa, con la normativa e l’interpretazione che i magistrati ne danno, si rischia di ridurre sempre più i margini di sopravvivenza, faccio un esempio, all’inizio il trasferimento di residenza del minore doveva essere sottoscritto da entrambi i genitori ( mi ricordo un dibattito tra un magistrato della corte costituzionale e tiberio timperi, in cui il primo affermava ripetutamente che il trasferimento di residenza dei minori doveva essere sottoscritto da entrambi i genitori ) si è passata ad un giudicato della corte di cassazione che ha ritenuto lecito il comportamento della madre che ha trasferito unilateralmente la residenza dei figli senza assenso dell’altro coniuge ( trasferimento da chieti a gorizia, quindi in pratica si è vanificato anche il diritto del padre di vedere i figli…. ah, dimenticavo il padre è anche magistrato )

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    29 Agosto 2018 giuseppe Reply
    • Credo che una norma impostata come ho cercato di illustrare nell’articolo ridurrebbe al minimo questo tipo di fenomeni. Si tratta di capire se questo Governo e questo Parlamento sono sufficientemente forti per imporre finalmente un principio uno da cui far discendere tutto: 50% a monte, per sentenza, senza se e senza ma. Poi in mediazione si articola sull’anno. Così i magistrati non avrebbero proprio margine. Quanto all’opinione pubblica femminista… bah, sono quattro gatte ululanti. E irrilevanti. La maggioranza delle donne-madri condivide il principio della bigenitorialità, è fatta di persone oneste e autonome, che non cercano posizioni privilegiate né vitalizi. Dobbiamo capire questo anzitutto.

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      29 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
    • In alcuni punti il ddl sembra cadere nella distrazione giuridica del relatore. Speto che tali disttazioni vengano corrette dagli emendamenti, che il ddl divenga legge in qualche mese e non in due anni e, che non sia frutto di accotdi poiché troppe distrazioni fanno pensare eppoi in senato vanno sempre le solite caste a discutere.

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      30 Agosto 2018 Pasquale Reply
  12. Io però mi chiedo una cosa: supponiamo che padre e madre vivano in città diverse e che ovviamente i figli in età scolare possano frequentare una scuola solo in una delle due città. In quel caso come si può dividere il tempo equamente?

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    29 Agosto 2018 Mauro Reply
    • Ti rispondo come se la legge prevedesse il meccanismo che ho suggerito io. Il giudice valuterebbe la situazione come l’hai descritta tu, saprebbe che deve attribuire, perché glielo impone la legge, 128 giorni al padre e 128 allla madre nel corso di un anno. Dunque sentenzierebbe, DA SUBITO, che il bambino resti con il genitore che risiede nel luogo dove il bambino usualmente va a scuola (o dove è nato e cresciuto fino a quel momento) e resti con lui nelle giornate in cui c’è scuola, affidandolo all’altro in ogni giorno festivo (quando non c’è scuola, dunque i weekend e l’estate).
      Se poi questa suddivisione ai due ex coniugi non va bene, in fase di mediazione possono elaborarne un’altra, purché si tenga fermo il principio dei 128 giorni (e notti) a testa.
      Che ne pensi?

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      29 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
  13. Hai dimenticato di voler rendere il del retroattivo di almeno sei anni. Tanti/e ragazzi/e che, causa psicologi/ghe e giudici compiacenti, non riescono a liberarsi di madri narcisiste se non violente sarebbero grati/e.

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    29 Agosto 2018 Marco S_P Reply
    • Credo che la retroattività sarebbe sempre implicita. E c’è da immaginare il casino che ne verrà fuori. Ricorsi su ricorsi…

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      29 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
      • in che senso? C’è il rischio che il decreto non si applichi al giudicato? Potete rendermi edotto di ciò

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        30 Agosto 2018 Giovanni Reply
        • Non è un decreto, ma un Disegno di Legge. A parte questo io credo che si applicherà al giudicato, dietro richiesta di una delle parti. L’ha specificato anche lo stesso Senatore in una diretta Facebook.

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          30 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
          • Si, volevo dire un ddl. Tuttavia, a me le cose non scritte, ma dette a voce, preoccupano sempre. Per il reso concordo con le osservazioni che lei ha fatto nel suo articolo

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            30 Agosto 2018 Giovanni Reply
            • Sa, in linea di massima (ma bisognerebbe chiedere a un avvocato e tutti quelli a cui ho chiesto hanno confermato), in questi casi una richiesta di revisione è sempre ammessa. Se non lo è, la legge lo esplicita (“non ha valore retroattivo”). Sono abbastanza convinto quindi che una qualunque norma di revisione di questa materia potrà applicarsi anche alle sentenze passate in giudicato. Fermo restando che, se la nuova norma, qualunque sarà, innova in modo equo la materia, ci sarà un vero e proprio assalto, col rischio di saturare ancora di più i tribunali. Per questo nelle mie osservazioni ho valutato maggiormente utile la disposizione di un giudice che “notifica” la necessità del 50/50, lasciando alla mediazione il compito di stabilire come declinarla.

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              30 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
              • Sono daccordo. Giudice-mediazione-giudice, la falla e distrazione é anche in mediazione-giudice. Ma la retroattivita la ritengo necessaria.

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                30 Agosto 2018 Pasquale Reply
              • concordo pienamente. Anche perchè un intasamento dei tribunali rischia di allungare i tempi della decisione del giudice e quindi i tempi necessari a ricevere nuove disposizioni

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                31 Agosto 2018 Giovanni Reply
          • Ossia?

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            30 Agosto 2018 Pasquale Reply
      • Non vogliamo ricorsi ed implicita retroatyivita, vogliamo sancita la retroattivita e vogliamo che sparisca l indicazione di residenza prevalente e contributo extra poiche rappresentano una leggerezza, una distrazione, che rende arbitrario il ddl e rimanda al fallimento del 2006. Non credo che possano sfuggire alcune lacune e confido negli emendamenti ed in tempi veloci d approvazione

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        30 Agosto 2018 Pasquale Reply
  14. sinceramente, fare modifiche che stravolgano l’impianto del ddl lo trovo pericoloso, è vero che viene dato un panino di mortadella e gli altri banchettano a lasagne, ma stante la situazione, a voler troppo si rischia di non stringere nulla!. Si tenga anche presente che c’è la spada di Damocle della magistratura, che potrebbe annacquare ( come ha fatto con l’ottima legge del 2006 ) la normativa stravolgendone i contenuti rendendola più gravosa per i padri.. insomma, dico di cercare di portare a casa qualcosa, in questa fase, è fondamentale!!

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    29 Agosto 2018 giuseppe Reply
    • Ecco, è proprio su questo approccio, se mi permetti, che dissento in modo radicale. L’attrattiva del panino alla mortadella è per i genitori, mentre qui in ballo ci sono i minori. E’ a loro che occorre pensare. E per loro deve valere il meglio del meglio, ossia una legge che aquisisca in toto il concetto di bigenitorialità e la imponga da subito, per poi aprire ad articolazioni lasciate in mano ai genitori. In questo modo il giudice ha zero margini per operare, i minori hanno il loro diritto tutelato e gli ex coniugi si adeguano.
      “Portare a casa qualcosa” significa non portare a casa nulla. In compenso non si potrebbe più sollevare la questione per altri vent’anni: “avete avuto la riforma del 2018, che volete ancora???”. Così ci sentiremmo rispondere dopo aver avuto il panino con la mortadella che nulla o pochissimo (un contentino) finirebbe per dare.

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      29 Agosto 2018 Davide Stasi Reply
      • Daccordossimo

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        30 Agosto 2018 Pasquale Reply
      • In questo post il sig. Stasi (lo chiamo sig perchè non conosco il titolo di studio, non vuole essere un diminutivo, tanto più che da come scrive è chiara la sua cultura) afferma “E per loro [i minori] deve valere il meglio del meglio, ossia una legge che aquisisca in toto il concetto di bigenitorialità e la imponga da subito, per poi aprire ad articolazioni lasciate in mano ai genitori. In questo modo il giudice ha zero margini per operare, i minori hanno il loro diritto tutelato e gli ex coniugi si adeguano.”.
        In teoria concordo al 100 % con questo principio, il problema è che ritenere o cercare di creare un giudice che abbia “zero margini per operare” nel diritto di famiglia significa che cercare di corregge dei possibili errori creando un mostro. La legge deve essere per definizione astratta (non può materialmente prevedere ogni caso particolare) ed avere un margine interpretativo, pensare il contrario è legittimo per carità, ma se applicato sarebbe devastante, e vorrei sottolineare che sono uomo e avvocato.

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        5 Settembre 2018 alessandro carretta Reply
        • Gentile avvocato Caretta, come le ho detto qui c’è ampio spazio per il confronto e la discussione, purché supportati da argomentazioni e ragionamenti. Lei dunque è il benvenuto.
          Nel merito: vedo che lei sostiene la necessità di lasciare margini di discrezionalità al giudice, legando questa necessità proprio alla frequente sussitenza di condizioni “particolarissime” presso le coppie in separazione.
          Io trovo che, nel disegno da me ipotizzato, il problema non si ponga. Ma partiamo dall’inizio: è stata proprio la discrezionalità del giudice a rendere la 54/2006 misapplicata, tanto da attirarci diverse condanne dalla CEDU. Da noi il diritto del minore alla piena bigenitorialità non è garantito. In questo senso, lei lo sa, la magistratura ha addirittura inventato istituti extra legem (genitore collocatario, diritto di visita, ecc.). Qualcosa che non faticherei a definire sovversivo. Insomma i giudici, con la loro discrezionalità, non hanno adottato in 12 anni una condotta granché conforme, in questo senso. E ometto di sottolineare quanto la “maternal preference” abbia profondamente inficiato la capacità di equilibrio dei giudici nell’esercizio della loro potestà interpretativa. Sebbene sia chiaro io da che parte stia (non mi nascondo dietro a un dito), non voglio però metterla su questo piano, ma sul quello di leggi-diritti-doveri.
          E su quel livello, va preso atto che una norma dello Stato (54/2006) che parla di affido paritario condiviso e di mantenimento diretto non ha sortito gli esiti attesi, nella maggioranza dei casi, proprio per un esercizio eccessivo di discrezionalità da parte della magistratura.
          Ma non è tanto la condotta dei giudici che suggerirebbe una modifica quale ho descritto in questo articolo. Non deve esserci nemmeno il sospetto di un intento “punitivo”. Si tratta di seguire un paio di principi.
          Il primo è, appunto, la certezza che al minore venga garantito il suo diritto alla bigenitorialità, che è un principio generale e astratto, come ogni legge richiede. Esso deve diventare un valore acquisito appieno nell’ordinamento dello Stato italiano come prioritario rispetto ad ogni cosa. Anche alle particolarissime esigenze dei separandi. Che però non vengono assolutamente dimenticate: passano solo in secondo piano, anche come assunzione di responsabilità rispetto alla rottura di quei “pacta” assunti tempo prima, che avrebbero dovuto essere “servanda”, ma non lo sono stati. Fallito il patto si deve fare un passo indietro, se c’è di mezzo un minore.
          Ecco allora che il giudice in primissima istanza fa il suo vero e proprio mestiere: impone la forza della legge, riconoscendo al minore il suo diritto a frequentare paritariamente mamma e papà, con il criterio del 365 diviso due. Cittadini consci di questo passaggio teoricamente arriverebbero dal giudice avendo già in mano un accordo conforme (salvo straordinarie eccezioni in deroga, pur sempre comprovate). In caso contrario il giudice potrà ancora esercitare la sua discrezionalità, acquisendo tutte le note caratteristiche dei due genitori ed elaborando lui una suddivisione dei giorni annui che possa essere accettabile, fermo restando il principio di base. Non va ancora bene? Ottimo: c’è la mediazione. Andate e tornate con un accordo, purché si tratti di 182 giorni annui a testa. E’ in quella fase che i “particolarissimi casi” possono trovare una declinazione soddisfacente, presso un mediatore o coordinatore genitoriale. Partendo dal presupposto che sono loro, i genitori, chiamati per responsabilità a modificare (sacrificare?) le proprie abitudini di vita per l’agio della prole che hanno messo al mondo.
          In un colpo, come vede, questo meccanismo preserva il “principio di Stato”, quale la bigenitorialità piena deve diventare, e la necessità di tener conto delle situazioni particolari. Il tutto con diversi altri effetti collaterali: la brevità dei procedimenti (in tre udienze, se tutto è ben condotto, si risolve tutto); l’assenza di vie di fuga (il papà che pensa di deresponsabilizzarsi pagando e sparendo dalla vita del figlio, non potrà farlo; la madre che pensa di potersi appropriare della prole, non potrà farlo).
          Certo la brevità del procedimento non depone a favore della profittabilità economica delle separazioni per chi fa la sua professione, avvocato, me ne rendo conto. E so quanto è ampio e ricco quel tipo di mercato. Si tratta, da parte della sua importante categoria, di comprendere che è un settore, quello delle separazioni e del diritto di famiglia, la cui profittabilità deve cedere il passo se di mezzo c’è la vita e la serenità di un minore. E’ un richiamo etico, in questo senso, che a sua volta richiama alla deontologia.
          In conclusione: dissento che un meccanismo del genere sarebbe devastante. Tutt’altro: darebbe ciò che una comunità si aspetta da una legge, ossia regole chiare, certe, distribuzione equa delle responsabilità e, perché no, anche un contributo a modificare mentalità e approccio generali su un tema da troppo tempo nebuloso e aperto a sperequazioni spesso inaccettabili.
          E, mi permetta, se l’esperienza e la professionalità di un giudice è preziosissima in tutti i casi in cui la esercita, attraverso i suoi margini interpretativi, questa sua peculiarità dovrà retrocedere rispetto al diritto del soggetto debole per eccellenza, ovvero il minore, e accettare che il suo esercizio possa esprimersi entro limiti non superabili.
          Non ho una laurea in giurisprudenza, se è questo che vuole sapere, ma in scienze politiche. E non c’è nemmeno bisogno di chiamarmi “signore”. In questo contesto informale Davide va più che bene.
          Un cordiale saluto.

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          5 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
        • Mi permetta una piccola coda alla risposta. Solo per consigliarle la lettura dell’articolo che uscirà domani su questo blog a firma Giuseppe Augello. Credo possa dare ulteriori utili spunti di riflessione rispetto ai pareri che ci siamo scambiati.
          La seconda, più importante, il vero aspetto controverso di una legge, quale che sia, su separazioni e affidi non sono tanto i principi di base, né i particolarissimi casi, né la discrezionalità del giudice. Bensì il frequentissimo utilizzo dell’arma penale per garantirsi un immediato allontanamento della controparte dall’alveo familiare.
          Lì è davvero difficile pensare a un meccanismo disincentivante efficace e conforme allo Stato di Diritto, che pure, per come vanno le cose, sarà necessario, come ammesso ad esempio da Piercamillo Davigo.
          Vedo all’orizzonte, nemmeno troppo in lontananza, a forza di insistere in modo così sistematico con le false accuse, un graduale abbandono dell’obbligatorietà dell’azione penale.
          Istituto nobilissimo, di cui questa comunità si sta mostrando sempre meno degna, in particolare nei casi di separazione conflittuale.
          Cosa ne pensa?

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          5 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
      • Ci potrebbe parlare anche dell’assegno di mantenimento?È quella la vera porcheria del ddl.Inoltre lei parla di padri che vogliono essere tali ma ce ne sono tanti che nn vedono l’ora di essere liberi dalle loro responsabilità genitoriali e glielo dico per esperienza personale.Facciamo che in ogni procedimento si ascoltino i figli…..ne verrebbero fuori veramente delle utili indicazioni per il.giudice

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        3 Ottobre 2018 Filomena Reply
        • Filomena, lei mi disgusta parlando di assegno di mantenimento. Questo è il suo interesse per i figli… Si guardi questo video, si sciacqui la bocca prima di parlare dei padri italiani, dopo di che taccia.
          https://youtu.be/GnJi_7Ce2Mo

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          3 Ottobre 2018 Davide Stasi Reply

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