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La verità di Giuseppe – D.i.Re. molesta il Presidente

13 Giugno 201810 Marzo 2019
6

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Comments (6)

  1. Penso che sia una ottima idea, sopratutto per il portato culturale riequilibrante al quale occorrerebbe dare la massima enfasi.

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    15 Giugno 2018 Giuseppe Augello Reply
  2. “si condannano i colpevoli, che non necessariamente non sono padri affidabili, peraltro anche loro depositari di diritti di controdenuncia e denunce per calunnia.”

    un uomo o una donna riconosciuta/o colpevole di violenza contro il coniuge non può essere genitore affidabile. Mai.

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    13 Giugno 2018 Ned Reply
    • Un uomo o una donna RICONOSCIUTI colpevoli di violenza contro il coniuge possono:
      1) Essere stati giudicati in base a false accuse e condannati ingiustamente.
      2) Essere trascesi in una o qualche umana occasione dietro aspra provocazione, e pagare pur essendo persona in genere a modo.
      3) Essere stati violenti per difendere la prole dalla violenza del coniuge. Con attenuanti o meno.
      4) Essere in attesa di terzo grado di giudizio, ma comunque bollati da una denuncia, dalla quale si difendono col diritto e la forza consentito dalla legge. Inoltre intanto accudire i figli assiduamente.
      5) Essere uomo ed essere in quanto tale trattato in modo ingiusto partigiano e preconcetto da una giustizia che archivia le denunce contro l’altro sesso ed è implacabile e prevenuta contro l’uomo.
      6) Poichè in definitiva nessun uomo giudicante è Dio, nessun “riconoscimento” di violenza è esente da possibile errore giudiziario che non tiene conto, come il signor Ned, dell’infinita varietà di casi reali per i quali non si può spaccare con l’accetta la categoria dei violenti da chi non lo è. Ed il giudizio in tribunale si scontra contro casi per i quali una pecca nella capacità difensiva, anche economica, ed una acredine particolare della giustizia possono fruttare un riconoscimento di violenza anche dove non c’è una persona geneticamente violenta, ammesso che esista.

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      14 Giugno 2018 Giuseppe Augello Reply
    • Intanto occorrerebbe distinguere e definire la violenza, che ormai tra quella psicologica, economica, legale, difensiva e chi più ne ha più ne metta non si sa mai di cosa si parla. Si comincia dall’incazzatura di un giorno e si finisce fino all’omicidio mettendo tutto nello stesso brodo giudiziario.

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      14 Giugno 2018 Giuseppe Augello Reply
  3. Gli uomini sono esclusi dai centri antiviolenza per definizione legale, ma le esperte fanno finta di niente. Condivido con voi alcune informazioni in mio possesso:
    L’intesa Stato Regioni sui centri antiviolenza ( http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/02/18/15A01032/sg ) esclude gli uomini vittime di violenza dalle tutele per definizione legale… di che parliamo dunque? Occorre mostrare anche un altro effetto tremendo dell’intesa: https://www.comune.vicenza.it/cittadino/scheda.php/61041,71654 praticamente, anche se un centro volesse iniziare ad aiutare le vittime maschili, non potrebbe farlo perché sarebbe un utilizzo improprio dei fondi regionali… infatti l’unico centro che aiuta anche gli uomini ( Ankyra di Milano ) è totalmente di volontariato. Il tutto mi è stato confermato sia dai funzionari della Regione Veneto che dal centro antiviolenza di Vicenza.
    Inoltre le Regioni persistono nell’esclusione delle vittime maschili anche da tutele antiviolenza diverse rispetto ai centri. Un esempio: nella Regione Toscana c’è la delibera n.400 del 16-04-2018 ( http://www.regione.toscana.it/bancadati/atti/?redirect=/bancadati/atti/DettaglioAttiG.xml%3fcodprat=2018DG00000000469 ) che esclude aprioristicamente gli uomini vittime di violenza domestica. Sbalordito dalla lucidità con la quale la Regione discrimina gli uomini ho deciso di scrivere una mail ad un funzionario; la riporto integralmente per far meglio capire la mia posizione in merito:
    “Egregio funzionario della Regione Toscana, scrivo perché sono entrato a conoscenza di una delibera ( http://www.regione.toscana.it/bancadati/atti/?redirect=/bancadati/atti/DettaglioAttiG.xml%3fcodprat=2018DG00000000469 ) che individua delle risorse da destinare alle donne vittime di violenza ed ai loro figli per garantirne l’autonomia abitativa e, quindi, un completo reinserimento nella società per lasciarsi finalmente alle spalle le difficoltà che la condizione di vittima di violenza comporta. Ritengo utile ogni tipo di intervento volto ad aiutare persone vittime di violenza e, proprio per questo, sono rimasto interdetto dal fatto che si contemplino solo le donne vittime di violenza ignorando totalmente le vittime maschili.
    Temo che una delibera così formulata priverà le vittime maschili delle tutele di cui avrebbero bisogno perché, oltre a non essere individuati dall’indagine conoscitiva proposta in allegato A, in tutti i punti della delibera si parla sempre e solo di donne vittime di violenza. Per questo immagino che anche nell’eventualità in cui un uomo vittima di violenza richiedesse esplicitamente di fruire di questo aiuto sarebbe escluso perché aiutarlo vorrebbe dire usare impropriamente i fondi stanziati dalla Regione; un’eventualità terribile che sarebbe verosimilmente dovuta ad un’imprecisione nella stesura della delibera, una difficoltà burocratica insomma che potrebbe ergersi come un muro tra la vittima di violenza e le giuste tutele di cui avrebbe bisogno.
    Attualmente non comprendo il motivo di una simile esclusione a priori di una parte delle vittime se non quello appena esposto ( anche perché la violenza non fa distinzioni di genere quanto ad effetti deleteri ) e con questa mail, da intendersi come una richiesta di estensione di quella giusta tutela anche agli uomini vittime di violenza ed ai loro figli, spero di trovare una risposta istituzionale adeguata e volta all’inclusione di tutte le vittime di violenza.

    Distinti saluti.”

    So che i fondi pubblici possono essere usati solo per aiutare le donne e che se parliamo di norme che tutelano le donne dalla violenza ( penso a quella per il congedo retribuito dal lavoro, ad esempio https://www.inps.it/bussola/VisualizzaDOC.aspx?sVirtualURL=/circolari/Circolare%20numero%2065%20del%2015-04-2016.htm&iIDDalPortale=&sAltriParametri=iIDNews=3187 ) si fa esplicito riferimento ad una certificazione di essere inserite nei percorsi di uscita dalla violenza a cura, guardacaso, dei servizi sociali e dei centri antiviolenza che escludono gli uomini per definizione legale.
    Persino il Dipartimento per le Pari Opportunità parla di violenza maschile senza mai citare la gravissima situazione delle vittime maschili ( http://www.pariopportunita.gov.it/wp-content/uploads/2018/03/testo-piano-diramato-conferenza.pdf ) e che i politici presentano la violenza come una problematica del genere femminile.

    Chiarito l’aspetto legale è opportuno analizzare il fenomeno “violenza domestica” anche in termini numerici affinché possiate capire meglio il mio giudizio. Premetto comunque che, a prescindere dai dati, sono fermamente convinto che tutte le vittime di violenza debbano essere adeguatamente aiutate.
    Quando si parla di violenza si cita sempre quella sulle donne come se fosse una categoria a parte, considerata dall’opinione pubblica più grave e diffusa. Le dichiarazioni dei politici, delle istituzioni e dei media contribuiscono a formare questo pregiudizio: non è difficile infatti reperire appelli contro la violenza maschile sulle donne e, se si consultano i siti istituzionali ( Ministero dell’Interno, Polizia di Stato, Senato della Repubblica, ecc ) o il sito dell’Istat questo tema è sempre presente con tanto di indagini dedicate, di iniziative istituzionali e di fondi pubblici investiti a senso unico.
    Cosa ancora più preoccupante è che si identifica la violenza nel sesso maschile responsabile, secondo questa narrazione, di frequenti e sistematici abusi nei confronti delle donne. Non a caso si parla sempre più spesso di “rieducazione del maschio” e di “violenza di genere”… non c’è nulla di più falso! Trent’anni di ricerche mostrano che c’è simmetria di genere nella violenza domestica e come la mentalità tradizionale abbia gravemente sottostimato la violenza sugli uomini ( della quale addirittura si ride ) generando situazioni a dir poco paradossali: in Italia ha più tutele un uomo violento o “a rischio” di violenza che un uomo abusato!
    A causa di questi pregiudizi nel nostro paese non esistono studi validi sulla violenza domestica che contemplino le vittime maschili e, persino l’Istat, conduce indagini che riguardano solo le donne impedendo quindi di fare confronti tra i due sessi. Per questo motivo la totalità di studi che mostrano simmetria di genere nella violenza sono esteri. Tra questi quello che meglio potrebbe descrivere la situazione italiana è uno studio europeo sulla violenza nelle coppie di giovani cittadini comunitari e che comprende anche studenti italiani ( http://stiritup.eu/ ). Come si può leggere nel Briefing Paper 2 la violenza che subiscono i ragazzi è comparabile a quella subita dalle ragazze.

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    13 Giugno 2018 samewaraseiken Reply
    • Ciao, cosa ne pensi come alternativa ai CAV delle Onlus che si occupano di AMA (auto mutuo aiuto) aperte sia agli uomini che alle donne? Si potrebbe cercare di potenziarne l’importanza, anche a livello di opinione pubblica? Dare agevolazioni fiscali?
      Esempi: a Milano Assometi, a Roma Il vaso di Pandora, ecc.

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      15 Giugno 2018 Insonne Reply

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