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La verità di Giuseppe – Mai smettere di sbattere il mostro in prima pagina

29 Marzo 201810 Marzo 2019
4

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Comments (4)

  1. E’ così sa sempre e ovunque (in Occidente).
    Qui il caso di Lecco di 4 anni fa.
    http://www.lastampa.it/2014/03/09/italia/cronache/lecco-tre-bimbe-uccise-a-coltellate-csOBO9Vydan5ulYfmutAqL/pagina.html
    Anche questa venne giudicata malata di mente. Il che è probabile.
    Non ricordo però alcun caso simmetrico con soggetto uomo.

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    29 Marzo 2018 RDV Reply
  2. Leggendo l’articolo, non posso che trovarmi totalmente d’accordo, in particolare sul ruolo svolto dai media nel veicolare l’attenzione della gente su determinati “problemi” e altrettante “soluzioni”……mi è tornato in mente un libro che lessi qualche anno fa, Le 10 regole del controllo sociale di Noam Chomsky, molto illuminante sul ruolo del Media.

    Siccome il buongiorno si vede dal mattino, l’ho avuto con questo articolo:
    http://www.lasicilia.it/news/caltanissetta/150072/gela-uccise-le-due-figlie-assolta-perche-incapace-di-intendere-e-di-volere.html

    L’insegnante di Gela che uccise VOLONTARIAMENTE le figlie di 7 e 9 anni, per colpire il marito che voleva lasciarla…è stata ritenuta incapace d’intendere e di volere…mentre un uomo è ritenuto COLPEVOLE sulla base della sola parola di Lei…..se questa non è una giustizia femminista allora non so che dire.

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    29 Marzo 2018 Seby Reply
    • >>>
      L’insegnante di Gela che uccise VOLONTARIAMENTE le figlie di 7 e 9 anni, per colpire il marito che voleva lasciarla…è stata ritenuta incapace d’intendere e di volere…
      >>>

      Diciamo pure che è una storia vecchia.
      Questo è un mio scritto risalente a 15 anni fa.
      http://www.altrosenso.info
      ——————————————-
      Quando una madre uccide un/a figlio/a, le condizioni psichiche-emotive e l’intenzionalità condizionano il giudizio e la pena molto di più di quanto non avvenga per i padri che di regola vengono giudicati e condannati in base a dati oggettivi: reato compiuto ed effetti prodotti.

      Già negli anni Settanta, negli Stati Uniti, Philip Resnick osservava una netta tendenza a considerare “malate” più che “assassine” le donne che uccidevano i propri figli, con il risultato che il 68% finiva in ospedale psichiatrico e solo il 27% in prigione. Per i padri assassini la proporzione era invertita: il 72% in prigione o dal boia e il 14% in manicomio.

      Anche in Italia, da uno studio svolto dal Centro Studi Psicologia Applicata sulle perizie psichiatriche disposte per i reati contro la persona nel periodo compreso tra il 1978 e il 1994, emerge l’assoluta prevalenza di femmine (13 contro 5 degli uomini) nell’uccisione dei figli, reato che rappresentava il 54% degli omicidi femminili. In questi casi le femmine non erano mai giudicate capaci di intendere e di volere mentre gli uomini risultavano in possesso delle proprie facoltà, dunque imputabili, nel 40% dei casi.

      Stessa violenza, due pesi e due misure.
      —————————-

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      29 Marzo 2018 Sandro D. Reply
      • Infatti, del resto gli anni 70, segnano un preciso spartiacque a mio avviso,sul modo di interpretare molti argomenti come economia, politica e anche sul femminismo…ma, mi permetto di aggiungere che questo “due pesi e due misure” esiste da molto prima degli anni 70, è un retaggio, il cavalierato, e questo, diventa un problema quanto si parla di giustizia. Grazie per aver linkato il tuo sito.

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        30 Marzo 2018 Seby Reply

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