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Non so se lo sapevate, ma c’è un disegno di legge che prevede l’obbligo/opportunità della mediazione tra coniugi con prole che si separano, prima di andare davanti a un giudice. E che stabilisce l’affido condiviso paritario con doppio domicilio per i minori. E che se uno dei genitori cambia residenza, deve avere l’ok dell’altro. E dice anche: “ciascuno dei genitori provvede in forma diretta e per capitoli di spesa al mantenimento dei figli”. Oh, è il mantenimento diretto! Ovviamente se si comprova che uno dei genitori è un violento, gli viene tolto l’affido, ci mancherebbe. E c’è anche il fatto che chi si tiene la casa, non può portarci il nuovo compagno o la nuova compagna, sennò perde il diritto a starci. Insomma dai, non è fantastico, finalmente una regolamentazione equilibrata della materia!
Come dite? Lo sapevate… è il disegno di legge 735 del Senatore Pillon? Ma no! Io sto parlando del disegno di legge 3289 depositato durante la XVI Legislatura, nel 2012. Una specie di fotocopia del DDL Pillon, che ora è contestatissimo dal PD. Eppure a presentare la proposta che ho descritto in allora erano stati senatori dell’UDC, del Popolo delle Libertà, più nientemeno che sette senatori del PD! Per l’esattezza Carofiglio, Del Vecchio, De Sena, Baio, Perduca, Poretti e Sbarbati. I principi cardine dell’attuale disegno di legge all’esame del Senato erano esattamente gli stessi, la proposta era bipartisan, e il Partito Democratico vi aderiva pienamente. Cos’è successo allora? E’ cambiato il PD, questo è certo: ora corre verso percentuali di consenso sempre più basse, quindi serve far casino su qualcosa per mobilitare nuovamente gli elettori, anche se si va in contraddizione con quanto sostenuto tempo prima.
Ma soprattutto in realtà una differenza c’è tra i due disegni di legge. Quello attuale, anzitutto, prevede misure contro l’alienazione parentale. Ma soprattutto abolisce di netto ogni giro di assegni da un ex coniuge all’altro, mentre quello del 2012, con un’infingardaggine fuori dal mondo, chiamava “mantenimento diretto” una roba che prevedeva ancora mostruosità come l’assegno perequativo, il concetto di proporzionalità e via dicendo. Allora ecco la spiegazione: non è solo il PD che ha perso contatto con i cittadini e il relativo consenso elettorale. E’ che quello stesso partito non riesce a concepire una realtà dove qualcuno non abbia prebende, vitalizi, privilegi. Va bene solo se un ex coniuge (non nascondiamoci: l’ex marito) paga l’altro per non vedere i propri figli. Perché alla fine, senza mantenimento diretto, non c’è nemmeno affido condiviso (e viceversa).
Ecco perché tutto il femminismo militante si è sollevato contro la riforma Pillon, aveva ragione Anna Poli (ma non avevo dubbi): se gli tocchi il vitalizio, diventano delle belve. E poco importa che il restante 90% della proposta Pillon corrisponda in sostanza a quella presentata da loro qualche anno fa. Sussiste un principio dirimente: uomo, padre, caccia i soldi o non ci stiamo. Devi pagare l’ex moglie, sotto la copertura del contributo ai figli, così li tiene lei, non riesce a lavorare e a emanciparsi e noi possiamo continuare a lamentarci del pay-gap e della disoccupazione femminile, trovando ulteriori scuse per farti ulteriormente il mazzo. Alla fine, questo è il piano maschilista e retrogrado del PD e del femminismo italiano a cui si accoda: donna-madre e assistenzialismo con le tasche degli altri. Lo si tenga bene a mente quando ancora apriranno bocca sull’argomento.
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