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Lunedì un camionista, Eugenio Fata, 60 anni, maschio e lavoratore, è morto sul lavoro nel porto di Genova, travolto da un tir. Quarantotto ore dopo, due operai, Lorenzo Mazzoni, 25 anni, maschio e lavoratore, e Nunzio Viola, 52 anni, maschio e lavoratore, perdono la vita a seguito dello scoppio di una cisterna, a Livorno. E con loro salgono a 137 i morti sul lavoro dall’inizio dell’anno, praticamente tutti uomini.
Oppressori, violenti, bestiali, sì, uomini… Quelli che fanno lavori duri e pericolosi, dove la parità non la chiede nessuno. E li fanno per mettere su famiglia con la donna che amano, o per mantenere quella che amano da una vita, con cui hanno fatto dei figli per i quali si sono sacrificati con gioia. Lavoratori uccisi sul lavoro, così tanti, così innocenti, da poter tranquillamente coniare un nuovo termine: lavoratoricidio.
Perché no? Se vale il femminicidio, può valere tutto. Sì, quella cosa indistinta che qualcuno prova a contare (ad oggi, pare, siamo a 29… dilettanti…). E se si ragionasse nello stesso modo, ora ci si dovrebbe attendere titoloni sui media del tipo: “Lavoratoricidio, un morto ogni 24 ore”. Calcolato sugli ultimi giorni non fa una piega. Ma sarebbe una falsificazione. Eppure così è stato fatto di recente a seguito di alcuni delitti. Facendo perno su un termine senza significato si è alimentato un allarme che non c’è, o c’è in termini marginali. Specie se comparati con le morti sul lavoro. Per altro in gran parte maschili.
Così ho titolato questo articolo, come farebbero i media servi e in malafede. Ma mi guardo bene dal fare come loro. In questo momento serve solo fermarsi, pregare (per chi sa farlo) o riflettere (per chi sa farlo) che mentre c’è chi prende in giro un’intera opinione pubblica, demonizzando un intero genere, ci sono eroi che a quel genere appartengono, e che muoiono mentre lavorano, mentre per portare il pane in casa si spaccano la schiena in lavori che l’altro genere si guarda bene dal fare.
I morti sono morti, non ha senso fare una graduatoria, lo so. Ma se un po’ di statistica serve per capire quali sono le anomalie da affrontare in via prioritaria… be’, si dimentichi una volta per tutte la cazzata del femminicidio, e ci si rivolga altrove.
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