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Il Codice Penale spagnolo distingueva tra stupro, quando all’atto sessuale forzato si accompagnano violenze fisiche e coercizioni a cui la vittima cerca come può di resistere o difendersi, e abuso sessuale, quando la vittima subisce l’atto sessuale forzato senza essere oggetto di violenze fisiche e senza difendersi. Opinabile o meno, questo era l’indirizzo della legislazione iberica, più o meno coerente con tutte le legislazioni europee, per lo meno quelle mediterranee. Quale sia da tempo l’andazzo generale sulle questioni di “genere” in Spagna si sa, e chi non lo sapesse è invitato a guardarsi il documentario che ho tradotto e ripubblicato di recente. Il quale suggerisce a chiare lettere che la patria della sangria, della paella e delle corride è totalmente in mano al peggiore radicalismo femminazista e agli interessi politici ed economici che vi sono connessi. Ed è grazie a questa tirannia che la normativa è stata modificata.
A cambiare tutto è stato il fatto avvenuto a Pamplona, durante la nota festa di San Fermìn, nel luglio 2016. Una giovane è stata colta, brilla e a tarda notte, da un gruppo di 5 uomini, tra cui un militare e un membro della Guardia Civil, che l’ha avvicinata, l’ha accompagnata un tratto ricevendo come ringraziamento da lei, forse un po’ troppo su di giri, alcuni baci sparsi (come ripreso da alcune telecamere di sorveglianza). Da lì gli eventi sono trascesi, e ne è uscito un frangente di sesso di gruppo, in parte filmato col cellulare da un intelligentone del gruppo, che, a riprova di un’intelligenza condivisa con gli altri componenti, comunicava su WhatsApp in un gruppo che avevano battezzato “La manada”, ovvero “il branco”. Quando i giri del motore sono scesi, la ragazza ha razionalizzato ciò che era accaduto, ha chiesto aiuto ai passanti e ha fatto scattare l’accusa contro i cinque. Per tutto il processo la folla femminile, con cagnolini al seguito, ha gridato allo stupro, ma i giudici iberici hanno derubricato il fatto ad abuso sessuale, dato che nel video sequestrato non vi sono violenze fisiche, né lei appare resistere in alcun modo.
Sentenza irricevibile per la folla giudicante e, almeno in Spagna sulle questioni di genere, determinante la giustizia e la politica nazionali. Dopo mesi di manifestazioni e proteste, il nuovo governo a trazione centro-sinistra, dunque il più contiguo in assoluto e complice con la wave femminazista spagnola, ha licenziato una nuova legge sullo stupro, che cancella la disciplina precedente. E che si basa su un principio cardine indiscutibile: sì significa sì, invece qualunque altra cosa, dal silenzio in su, significa no. E il sì, quando c’è, dev’essere esplicito e chiaro: in caso di dubbi, voleva dire no. Siamo insomma molto vicini alla contrattualistica sessuale pre-rapporto, per sopperire alla quale, per altro, un’astuta società olandese ha anche già creato una app apposita.
Inutile dire che si tratta di un passo indietro rispetto alla disciplina precedente, che mirava all’oggettività e dimostrabilità delle accuse. Se ci sono state violenze fisiche o no insieme all’atto sessuale forzato, lo si può rilevare abbastanza agevolmente attraverso una visita medica. Invece, escludendo l’uso della disumana app olandese, se c’è stato un sì chiaro e tondo, un forse, un mah chissà o un no, non si può dimostrare. A meno che non si dia affidamento a senso unico a una delle due parti. Un criterio già adottato da anni in Spagna per altri tipi di reati, e ora valido anche per lo stupro. Stando poi agli studi accademici da cui è nata questa involuzione legislativa, occorrerà analizzare sempre bene le modalità del tutto. Dice Patricia Faraldo Cabana, che ha collaborato alla redazione della nuova follia: “se la donna è nuda, partecipa attivamente e si diverte, c’è ovviamente il consenso. Se piange, è inerte come una bambola gonfiabile e chiaramente non si sta divertendo, allora non c’è”. Dunque, se si dimentica di dire il “sì” all’inizio, bisognerà chiederle se s’è divertita o no. Immagino già file di spagnoli a comprare vagonate di viagra. Al netto delle sempre possibili e frequentissime bugie, hai visto mai che poi lei non si diverta e ci scappi la denuncia…
Si tratta in ogni caso di una questione che disorienta le stesse femminaziste, una frangia delle quali sostiene che spesso, troppo spesso, quasi sempre, le donne fanno mostra di assentire per evitare che, opponendo resistenza, l’uomo usi la violenza. L’alternativa, a questo punto, è stabilire che anche il sì esplicito significhi no, e si vada tutti di masturbazione, come per altro le femministe auspicano. A tale eccesso non si è ancora arrivati, per ora, ma questa legge appena approvata potrebbe solo essere un primo passo verso qualcosa di ulteriormente restrittivo e disumano. Depende, come diceva quel cantante spagnolo. Da che depende? Essenzialmente dal limite oltre il quale l’estremismo femminista e i suoi interessi intendono spingersi, in Spagna, nella gestione delle questioni di genere.
Perché il grave non è tanto la nuova normativa, che per l’ennesima volta rende vago e soggettivo ciò che dovrebbe essere rigorosamente oggettivo e dimostrabile, con ciò mettendo in mano alle donne un’ulteriore arma puntata sugli uomini, bensì come ci si è arrivati. Per pressioni congiunte di stampa e piazza. Per il rumoreggiare di gruppi organizzati e coinvolti in diversi ordini di interessi. E’ il “dagli all’untore” che sostituisce la razionalità e la lungimiranza del legislatore e di chi, nei tribunali, deve applicare le leggi. E’ l’apoteosi del #MeToo, dove opinione e piazza dettano legge e fanno pressioni indebite sulle istituzioni. Un obiettivo che è un sogno per le consorelle italiane delle nazi spagnole. E che per ora, vivaddio, è tornato a essere lontano dal realizzarsi, sebbene i gangli marci di quella deriva ancora sopravvivano sparsi per il territorio (vedasi la questione dell’Assessore Buscemi a Pisa). Va da sé che se la parte sana e ragionevole della nostra società non si struttura, riconosce e organizza in tempo, il giorno che quell’insania dovesse tornare al potere è certo che completerà l’opera. Con una ferocia pari al peggiore Torquemada.
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