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Molti hanno ancora presente le infami réclame pensate dalla Regione Lazio a favore di Telefono Rosa. Un messaggio sessista, terrorista, criminalizzante, paranoico. Come tale l’abbiamo denunciato al Tribunale di Roma che ci ha dato torto, per bocca di una sua giudice, e ci ha massacrati economicamente, dicendo che quella spazzatura comunicativa era del tutto accettabile. Anche a sentenze come la sua, che normalizzano l’odio verso l’uomo e la dilagante paranoia antimaschile affissa su ogni muro e diffusa in internet più dei gattini teneri, si devono eventi allucinanti e assurdi come quello accaduto a un diciassettenne di Torino, qualche giorno fa. I fatti: il ragazzo intesse una brevissima relazione con una quindicenne, dopo di che la lascia per mettersi con un’altra sua coetanea. La giovane non la prende bene e, sebbene pure lei si fidanzi con un altro, un atleta di arti marziali, medita vendetta. Così racconta una bugia al suo nuovo ganzo: il mio ex mi ha puntato un coltello alla gola per costringermi a far sesso. Il giovane si infuria, raccoglie degli amici e lo va a cercare. Sono in venti quando lo trovano a una fermata del bus, tra questi c’è anche la ragazzina. Lo pestano, lo rincorrono per la città e dentro gli autobus, lo derubano. Chiamano a dar manforte anche alcuni loro genitori e il branco alla caccia del maschio violento diventa di quaranta persone. Per un soffio il diciassettenne sfugge al linciaggio: la polizia deve bloccare una strada e intervenire in forze per disperdere gli aggressori. Che avranno avuto in mente cosa, mentre come cani rabbiosi inseguivano e massacravano di botte un ragazzino innocente? Probabilmente che stavano agendo verso un ennesimo possibile femminicida. Che ci sono milioni di mezzi uomini carnefici in Italia e lui era uno di quelli. Che in Italia una donna subisce violenza un giorno ogni tre. Insomma tutti gli slogan tossici e falsi che circolano nelle vene e ormai nel DNA dell’opinione pubblica, dove si trasformano in ossessione, paranoia, isterismi ed emergenza, hanno preso corpo in quaranta persone alla caccia e al massacro di un ragazzino. Il tutto innescato dalla bugia di una ragazzina offesa di essere stata lasciata. Questa storia terrificante è il prototipo perfetto dello stato in cui versa la figura maschile in Italia, di uno dei tanti privilegi di cui gode il genere femminile, ma soprattutto dell’avvelenante effetto della propaganda che colma i cervelli di tutti, ragazzi e adulti, uomini e donne, di vera e propria merda. Un odio furioso, un pregiudizio feroce, che i tribunali sanzionano come accettabile. E da cui le donne sono immuni, visto che i media hanno parlato in questo caso di “vendetta d’amore” (che teneri!). Di questo stato di cose oggi ha fatto le spese un incolpevole diciassettenne, domani, chissà, forse accadrà a chiunque si qualifichi come persona di sesso maschile.
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