Sta già trapelando tra le righe in alcuni articoli di stampa, ma di fatto voci autorevoli provenienti da Roma danno la cosa quasi certa: il DDL Pillon verrà accantonato. Il Senatore che tanto si è battuto per spiegare la propria proposta ovviamente cerca di tenere duro, ma a quanto pare i giochi sono ormai fatti. Nel braccio di ferro tra le due componenti della maggioranza sembra aver prevalso la linea del Movimento 5 Stelle, che con le ultime uscite del Sottosegretario Spadafora, seguite da un crescente battage di sostegno dei grillini sui social, ha cominciato a scoprire le carte. Ancora non è chiaro se i pentastellati intendano recuperare la tematica su cui si erano impegnati nel “Contratto di Governo” o se intendano proprio stralciarla. Di fatto l’unica proposta al momento attiva uscirà di scena.
Dunque hanno vinto loro. Quel potentissimo movimento che coniuga interessi economici e politici, quelle consorterie che verrebbero danneggiate da un eventuale riequilibrio della disciplina di separazioni e affidi, hanno avuto la meglio. Ci sono riusciti con un battage enorme, che ha chiamato in causa opinionisti e comici televisivi, pasionarie della vecchia e della nuova scuola, in una mobilitazione senza scrupoli fatta sulla pelle dei minori, strumentalizzando tutto lo strumentalizzabile, inclusa la cronaca minuta. A segnare la fine del percorso, un sottosegretario che si dichiara single e che non ha figli, ironia della sorte. Il tutto sulla scia di falsificazioni quali “no ai figli pendolari” (frequentare entrambi i genitori significa fare il pendolare?), “no al ritorno al medioevo” (adeguarsi a legislazioni moderne e ai dettami europei significa tornare al medioevo?), “no alla violenza sulle donne” (come se le due cose avessero un’attinenza diretta…).
Dietro a tutto, suggerisce qualcuno ben informato, c’è l’assalto del Movimento 5 Stelle a tutto il mondo onlus e associazionistico che fino a poco tempo fa aveva come referente preferito l’area politica della sinistra. Un mondo che non può essere toccato né adontato, ma solo foraggiato, come si fa nella più classica tradizione clientelare. Se così è, i pentastellati dimenticano quanta ingratitudine quel mondo può portare a chi li ha beneficati: l’esempio dell’insuccesso di Boldrini alle ultime elezioni sta lì a dimostrarlo. Nel contempo, con questo passo falso i grillini si giocano una vera e propria montagna di voti popolari. Quelli degli uomini e delle donne che davvero hanno a cuore la tutela dei diritti dei minori e anche, perché no, la necessità di una giustizia equa e moderna. Milioni di madri e padri separati, con al seguito la propria cerchia genitoriale, pronti a votare chiunque restituisca loro una condizione bilanciata, restano abbandonati alle loro aspettative tradite. E si vedrà, già alle imminenti regionali e ancor più alle elezioni europee, se e quanto questo passo indietro dei 5 Stelle rispetto agli impegni del Contratto di Governo pagherà nelle urne.
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E mentre chi fa business sulle separazioni, e anche su di esse fonda posizioni di rilievo, a breve brinderà al consolidamento del proprio potere totalitario sulla società e sui media, ci sarà chi si leccherà le ferite e troverà motivo ulteriore per piagnucolare o dividersi. I padri separati e le loro associazioni anzitutto. I grandi assenti rispetto alla necessità di un coordinamento nazionale, operativo e culturale, di una mobilitazione vera e non pigolante o intimorita, schiacciata dal terrore di perdere quel poco che hanno a seguito di una protesta troppo vibrante. Qualcuno, va detto, si è mosso con energia per ottenere una modernizzazione della disciplina. Poi si è voltato e invece di un esercito agguerrito ha trovato qualche manipolo sparuto di persone consapevoli. Il grosso delle truppe è rimasto nascosto, aggrappato disperatamente ai propri due-tre giorni di “visita” settimanali con i figli. Che continueranno a pensare, sbagliandosi, che i genitori siano eroi capaci di sacrificarsi e combattere per loro ma anche per i figli degli altri.
Cosa resta dunque, tramontata l’opportunità del Disegno di Legge Pillon? Non è ancora chiaro. Scoccia dirlo, ma molto dipenderà dal Movimento 5 Stelle e, in piccola parte, dalla Lega, ora indebolita sulla materia da un veto dell’alleato. L’ipotesi più probabile è che si faccia finta di niente, si dimentichi il Contratto di Governo e non si parli più della questione per i prossimi vent’anni, durante i quali giudici, consulenti e servizi sociali continueranno a operare con la loro mano distruttiva su minori destinati così alla psicosi. Un’ipotesi alternativa, a mio avviso remota, è che si apra un nuovo tavolo di discussione tra parti interessate dove, ancora, la linea politica dei pentastellati rischia di pesare per un verso o per l’altro. Qualunque sia la prospettiva, se qualcosa può servire ora, è superare velocemente la fase di autocritica di chi ha fallito un obiettivo di giustizia e sacrosanto, e coagulare un movimento unico, coordinato, potente, che abbia un unico obiettivo: far capire a chi oggi ha deviato verso l’ordinario quello che doveva essere il “Governo del cambiamento” quanto sia grande e diffuso il consenso in ballo. Precondizione per continuare a contare ancora qualcosa, senza fare la rapida fine politica di Guglielmo Giannini, di cui proprio ieri si sono ricordati i 58 anni dalla morte.
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