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E se il divorzio fosse l’eccezione?

6 Settembre 201810 Marzo 2019
20

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Comments (20)

  1. Siamo arrivati all’assurdo che se un uomo scopre la moglie che tradisce, deve chedere scusa del disturbo alla donna e all’amante, lasciare loro la casa, i figli e mezzo stipendio. Questa viene chiamata giustizia. Vergogna!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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    19 Febbraio 2020 ANTONIO FORTUNATO Reply
  2. Eccellente articolo che riflette al 100% la realtà, che i pregiudizi radicati con la propaganda del 68 impediscono di vedere. Qui non si tratta di religione e neppure di reazione, ma di semplice evidenza che non si vuol vedere, ignorando i millenni di civilizzazione che hanno permesso all’umanità di sopravvivere in tutte le regioni e culture.

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    6 Settembre 2018 Forum Coscienza Maschile Reply
  3. Condivido al 100%, complimenti al signor Giuseppe.

    Si fa un gran parlare della condizione dei figli di separati ed è giusto, i figli devono crescere con un padre e una madre. Ed è vero che i figli di divorziati crescono in un mare di problemi e da adulti potrebbero avere problemi di droga depressione, suicidi e quant’altro, ma dei padri separati, di quello che devono subire da divorziati, possibile che non importi a nessuno?

    Proviamo a immaginare una vita da barboni dormendo in macchina quando va bene o sulle panchine del parco comunale con un pezzo di cartone per coperta, magari in lotta con dei tossici o altri sbandati, battendo i denti dal freddo sotto la pioggia e la neve, MA DAVVERO SONO I FIGLI I PIU’ SVANTAGGIATI? Tutta la umana pietà ai figli e niente ai padri divorziati che magari non hanno nessuna colpa per la fine del loro matrimonio?

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    6 Settembre 2018 Anonimo Reply
    • la stragrande maggioranza ddei padri separati non dorme affatto sulle panchine nè in macchina o sotto i ponti, stanno in appartamento magari modesto ma comunque dignitoso, i più sfortunati tornano nella casa dei genitori ma di sicuro non fanno vita da barboni.

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      6 Settembre 2018 Ned Reply
      • Neghi l’evidenza e ho detto tutto

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        7 Settembre 2018 Anonimo Reply
  4. una coppia che non si ama più deve poter divorziare, chi mette in dubbio questo diritto è un reazionario

    “Come quello per cui i figli minori sarebbero meno pregiudicati da un divorzio rapido “tra persone civili”, piuttosto che dal crescere assieme a genitori che non vanno d’accordo, o non più innamorati.” è esattamente così invece. un genitore costretto a un matrimonio infelice sarà un genitore pessimo

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    6 Settembre 2018 Ned Reply
    • Rileggi meglio, Ned. Come sempre, gli articoli di Augello sono lunghi, profondi e complessi. Bisogna concentrarsi per capirne il messaggio, per cogliere le questioni che pone. Che non sono interpretabili con uno slogan (“reazionario”, “fascista”, “retrogrado” e bla bla bla).
      Dai dai, concentrati, ce la puoi fare.

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      6 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
    • Spesso chi dispensa etichette come queste, oltre a non essere sposato, non sa nemmeno cosa sia una donna, magari perché non gli interessa.

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      6 Settembre 2018 Forum Coscienza Maschile Reply
  5. “Nel caso in cui la donna sia occupata, la percentuale si eleva, mentre se è casalinga, scende”.

    Ma guarda. Da tempo,sostengo che l’arma più affilata che hanno usato per distruggere il matrimonio e di conseguenza la Famiglia è stato lo sdoganamento nella seconda metà degli anni 70 della donna nel mondo del lavoro su larga scala.. Molte volte, parlando con anziani (uomini e donne) ho avuto la conferma. Essi, parlando dei divorzi o di quello che è diventata oggi la famiglia, hanno additato LA DONNA NEL MONDO DEL LAVORO come causa principale del crollo del valore dell’istituto del matrimonio/famiglia.

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    6 Settembre 2018 Seby Reply
    • quindi bisogna tornare alla donna in casa a fare le faccende? Bella merda reazionaria

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      6 Settembre 2018 Ned Reply
      • Si vede che hai capito il senso dell’articolo…

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        6 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
        • io non ho capito cosa propone l’autore. Due persone che non si amano più e si stanno magari reciprocamente sulle scatole devono continuare a convivere, da separati in casa praticamente, finchè i figli non superano i 18 anni? Solo perchè si è stabilito che per un bambino è preferibile vivere con due che si detestano, e magari ogni tanto si prendono anche a ceffoni oltre che a insulti, piuttosto che avere sto presunto “trauma” della separazione? Io non sono d’accordo. (per le coppie senza figli minori suppongo che valga il divorzio rapido)
          L’autore vorrebbe che si divorziasse solo in casi “eccezionali”? E quali sarebbero questi casi? Tradimenti multipli? Immagino che una scappatella col lattaio o con la segretaria non basti. Violenze fisiche reiterate? Chi lo decide quando si può divorziare e quando no? E se uno dei due ha una nuova storia d’amore ci deve rinunciare fino a quando i figli non hanno l’età per votare? Ma dai..Io trovo che ci sia la malcelata voglia di tornare al diritto di famiglia pre-1975 e questo è reazionario. A questo punto non mi stupirei se il prossimo articolo parlasse di ripristinare le attenuanti per chi ammazza il coniuge adultero, anzi facciamo che l’adulterio torni reato come ai tempi di Fausto Coppi e la Dama Bianca (“bei tempi” immagino secondo gli standard dell’autore che non sono ovviamente i miei)

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          6 Settembre 2018 Ned Reply
          • Vedi Paolo, lo spiego non per te (che sei notoriamente impermeabile a qualsiasi ragionamento sensato) ma per chiunque si trovasse a passare di qui e volesse capirci qualcosa della tua solita polemicuzza fondata sulla non comprensione (volontaria o no, è irrilevante) del testo.
            Il punto è che il matrimonio, se lo si vuol contrarre, deve essere un’unione che sacrifica dei diritti individuali per quelli dei un’entità più grande, la famiglia (genitori+figli), il cui valore è più grande della semplice somma dei valori dei componenti, e il cui obbiettivo va al di là della totale e unica soddisfazione di ogni esigenza individuale, comprese le minime. Non si è naturalmente obbligati a farlo, e proprio per queste sue caratteristiche che richiedono spirito di sacrificio ai contraenti andrebbe fatto solo se seriamente motivati e pienamente coscienti di quello che comporta. Invece il sistema odierno, che incoraggia il divorzio al primo refolo di vento, ha praticamente reso l’istituzione una barzelletta: il giorno delle nozze tutti festeggiano felici e contenti, scambiandosi promesse che si sa benissimo di poter smettere di mantenere quando si vuole, e ben sapendo che in realtà, soprattutto se si è donna, si potrà tornare indietro in ogni momento e senza (apparentemente) danni (e con un gruzzolo in più, se si ha un buon avvocato a disposizione). In questo modo l’istituzione è ormai crollata sotto il peso della propria incoerenza interna: a che serve giurarsi amore eterno, promesse di sacrificio e di rinuncia di una per quanto piccola parte di sé in nome di un bene superiore se il sistema stesso prevede un facile modo per rompere tali promesse? È semplicemente ovvio che il patto matrimoniale non valga la carta su cui è scritto se romperlo è facile quanto sottoscriverlo. Qui nessuno vuole la “donna in cucina” (o meglio, la vuole obbligata in cucina, ché se una liberamente vuole starci non vedo dove sia il problema), ma solo che chi, uomo o donna, contragga matrimonio, lo faccia con senso di responsabilità, sapendo che è una cosa seria, serissima, da cui non si può tornare indietro come si cambia idea sulla pizzeria dove andare a cenare, anche perché spesso può coinvolgere il benessere dei minori (su cui dovrebbe valere lo stesso: nessuno è obbligato a fare figli, nulla di male nel non averne, ma una volta che ce li hai beh, mi spiace, ma hai delle responsabilità cui non puoi sottrarti). Con questo non si vuole invocare un’abolizione dell’istituto del divorzio, sia perché naturalmente il mondo è grande e ci sono effettivamente casi in cui è davvero il male minore, sia perché questi problemi culturali non si risolvono legislativamente vietando una pratica ormai diffusa (esattamente come non si combatte l’alcolismo col proibizionismo), ma una società seria, guidata da una classe dirigente seria, si porrebbe a questo punto il problema e cercherebbe modi e maniere per risolverlo, per riaffermare che il matrimonio non è obbligatorio ma una volta contratto liberamente comporta degli oneri insieme agli onori, per scoraggiare l’uso strumentale e/o superficiale sia del matrimonio stesso che del divorzio e che se hai figli beh, per quanto individualista sia la società odierna devi rinunciare, senza per carità annullarti, a qualche tua libertà individuale per il loro benessere, che è superiore alle esigenze degli adulti.
            Non è una missione facile né dall’esito scontato, ma non si risolverà arroccandosi dietro prese di posizione ideologiche molto comode (aiutano a non pensare e a non mettersi in discussione) ma inevitabilmente inefficaci e meramente astratte.

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            6 Settembre 2018 DanieleV Reply
          • Ned, avrei voluto risponderti brevemente, non di leggere bene e meditare di più sul mio articolo, ma chiarendo qualcosa che forse ho espresso male. Ma poi ho letto gli altri commenti, ed allora ho capito che non sono io ad essermi espresso male, ma proprio tu che non hai letto bene o meditato. Vale per tutti il mio sogno di vedere il matrimonio restaurato e riportato ad una serietà di impegno nei riguardi delle vite che si mettono al mondo, e che meritano tale serietà ed una sacralità superiore all’interesse egoistico individuale! Poi ognuno sarebbe libero di non assumere tale impegno; sicuramente meglio che assumerlo irresponsabilmente!
            Auguri

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            6 Settembre 2018 Giuseppe Augello Reply
          • AVVISO AI NAVIGANTI
            Paol* alias NED non è qui per dialogare, ma bensì per fare azione di provocazione e proselitismo.
            E così in moltissimi altri luoghi digitali.
            Scaltro femminista si guarda bene dall’adottare linguaggio TROLL, ma il fine è il medesimo.
            Chi decide di dialogare con lui lo sappia.

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            8 Settembre 2018 plarchitetto Reply
  6. L’anno scorso ho letto un libro intitolato The Primal Loss, in cui vengono raccolte una 70ina di testimonianze di figli del divorzio. Basterebbe ascoltare queste voci per capire il danno mai più rimarginabile che il divorzio provoca sui figli. Purtroppo in questa nostra società tanto “civile” i bambini sono diventati le cavie da laboratorio per i nostri esperimenti di ingegneria sociale, ma poi, se l’esperimento non va come previsto, nessuno vuole ascoltare quello che le cavie hanno da dire. Per fortuna tra una 30ina d’anni l’Europa sarà islamizzata e allora le femministe e le donne in generale la smetteranno di fare danni.

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    6 Settembre 2018 Emanuela Reply
    • Grazie per il suggerimento letterario. Cerco subito il libro!

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      6 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
      • De nada! Peccato non sia stato tradotto in italiano, perché fa davvero capire che per il bambino il divorzio dei genitori è addirittura più devastante della stessa morte di uno dei genitori. Inoltre spesso si instaura una spirale, per cui se sei figlio del diorzio hai più probabilità di divorziare anche tu. Il libro ha una prospettiva un po’ “religiosa” che potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma sta di fatto che molte di quelle persone intervistate sono riuscite a ritrovare un po’ di serenità proprio grazie alla religione.

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        6 Settembre 2018 Emanuela Reply
        • La prospettiva credo abbia scarsa importanza di fronte alla “testimonianza diretta”. Grazie ancora!

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          6 Settembre 2018 Davide Stasi Reply
    • non è per nulla cosi terribile essere figlio dei divorziati, solo che molti ti dicono che cosi dovrebbe essere e finisce che ci credi

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      6 Settembre 2018 jokai Reply

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