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“Femminicidio” e il bufalificio che lavora a turni forzati

10 Luglio 20199 Luglio 2019
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Comments (2)

  1. Come sappiamo la criminalizzazione degli UU è uno degli strumenti della lotta antimale (con il dileggio e la denigrazione, più il resto). Moltiplicare per 10, per 100 ed anche per 1.000 le malefatte maschili fa parte della guerra. Come deformare, stravolgere, rovesciare interpretazioni e valutazioni di ogni fatto e atto. Nella più beffarda violazione di ogni principio, nella più smaccata contraddizione e negazione delle proprie stesse affermazioni. Smentire a riga due quel che si è giurato a riga uno. Dato il fine, che rappresenta il top dell’evoluzione umana (l’elevazione della D “…dall’abisso storico alla dignità di persona…”) tutto è lecito, anzi doveroso.
    .
    Certo, nonostante si sappia già tutto questo, si resta pur sempre increduli di fronte all’abiezione cui si riducono questi maschipentitissimi. La loro capacità di mentire a sé e agli altri fa rabbrividire.
    .
    Sono menti infettate dalla peste del XXI secolo e ne diffondono il vibrione.
    .
    Sono dei posseduti.

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    10 Luglio 2019 RDV Reply
    • Ma c’è anche la parte divertente, però: quando partono le grosse tempeste spazza-uomini (tipo #metoo o quella più recente in Sud Corea) oltre il 60% delle vittime sono zerbini femministi dichiarati, e ZERO gli antifemministi, questo pur essendo sia i femministi che gli anti-femministi più o meno in numero simile ed entrambi ben sotto il 50%…
      Facciamo la prova?
      Caso più cruento di #metoo? Carl Sargeant che si suicida in UK: superfemminista d’assalto.
      Caso più grosso e famoso di #metoo: Havery Weinstein, era nettamente filo-femminista.
      Caso più clamoroso di uomo crocifisso per non aver fatto niente di male, in #metoo? Aziz Ansari, femminista dichiarato.

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      10 Luglio 2019 ericlauder Reply

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