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Una versione anomala e distorta della realtà si può affermare in diversi modi. La si può imporre con la forza o con il conflitto, oppure attraverso un bombardamento mediatico incessante, o ancora ingenerando nell’avversario un senso di colpa così grande da indebolirne l’identità e il senso di appartenenza a una comunità. Così è stato fatto, da tempo. Ed è in questo modo che essere normale, cioè conforme a natura, e come tale appartenente alla schiacciante maggioranza degli individui, è diventato qualcosa di eccentrico, oppressivo, cattivo. Qualcosa di cui vergognarsi.
A parte una frazione della società ancora accecata da slogan o da interessi più o meno palesi, tutti hanno chiaro quale sia il punto a cui si è arrivati. Oggi, non provenire da una parte del mondo povera o oppressa; non avere orientamenti sessuali innaturali; non avere repulsione per la genitorialità o la famiglia; non avere attrattiva verso una visione del mondo globalizzata e priva di identità, sono tutte colpe. Qualcosa di cui ci si deve scusare a prescindere, scansandosi e lasciando spazio e corsie preferenziali a chi invece rientra nei requisiti definiti e imposti come politicamente corretti. In genere minoranze già nella pienezza dei loro diritti, ma reclamanti privilegi sotto la specie di altri diritti.
Così la comunità viene neutralizzata, svuotata, privata di identità. Non siamo nemmeno più al punto di poter affermare l’orgoglio di appartenere a categorie “normali” e maggioritarie. Siamo stati riportati molto più indietro, all’ABC: al bisogno diffuso di poter dire apertamente di non sentirsi in colpa per ciò che si è. Solo opponendo con forza e convinzione questo concetto, cercando di riportare tutto alle giuste proporzioni, si potrà riprendere a ragionare serenamente, su un piano di reale parità, di diritti, doveri, protezioni, tutele, incentivi per tutte le identità umane a confronto oggi e domani, senza che nessuna sia lasciata indietro.
E’ sulla base di questi principi, anzitutto, che ho deciso di provare a elaborare uno strumento con cui riconoscerci individualmente e reciprocamente: una linea di magliette dove si esponga ciò che siamo e con la quale si metta in chiaro che nulla di ciò che ci caratterizza può né deve farci sentire in colpa. Il tutto con un logo riconoscibile, che richiama all’esperienza di questo blog (anche per disincentivare i tarocchi…). Ho pensato a questa iniziativa anche perché l’impegno mio, di tutti noi, la battaglia che si porta avanti insieme, o rimane al punto in cui è arrivato, o fa il salto. Per riuscirci servono risorse da investire. Il contesto socio-politico è favorevole dunque… perché non provare?
Non è un caso che abbia chiamato “IDENTITAS” (identità, in latino… lo so, diranno che fa molto fascio, ma si fottano; l’ho usato perché il latino sono le nostre radici linguistiche…) la linea di magliette, usando uno dei più importanti siti del settore, come garanzia per prodotti e stampe. I prezzi, intendiamoci, non sono da negozio cinese ma nemmeno la qualità. Confido che il messaggio venga colto da molti, e magari di sapere che viene indossata durante le varie udienze penali dove dobbiamo rispondere di false accuse, in quelle civili conflittuali per separazioni o divorzi, e meglio ancora di vederci e riconoscerci tutti insieme in una futura possibile manifestazione per far sapere che ci siamo e che, appunto, non ci sentiamo in colpa per ciò che siamo.
L’ho testato personalmente: andare in giro con una maglietta del genere è uno sballo. La gente si ferma, legge, ti guarda in faccia, qualcuno fotografa col cellulare. C’è chi ti sorride, fiero o fiera. C’è anche (riconoscibilissimi/e) chi ti guarda storto e vorrebbe attaccare discussione ma non può. Perché il messaggio non è razzista, sessista o discriminatorio. Sta lì la fregatura per i detrattori. Non dice: “io sono meglio”. Dice: “non mi sento in colpa”. Dichiara chiaro e netto: “so di non essere migliore di altre identità: ma non permetto che mi si rappresenti come peggiore o più cattivo”. E’ orgoglio ragionevole, fierezza razionale e vellutata. E’ forza tranquilla.
Al momento esiste solo la linea maschile, ma a breve sarà disponibile anche il corrispondente femminile. Le T-Shirt sono disponibili in vari colori e taglie e sono ulteriormente personalizzabili, per associazioni o gruppi specifici, su richiesta (in caso di ordini “grossi” naturalmente c’è una forte scontistica). Proverò a lanciarle, con i contenuti debitamente tradotti, in tutta Europa e negli Stati Uniti, perché i problemi che ci riguardano sono mondiali (si pensi ai poveri uomini e padri spagnoli…) ed è a livello globale che, lì sì davvero, dobbiamo imparare a conoscerci e riconoscerci.
Il primo passo, prima di mettere mano alla carta di credito per comprare “Identitas” per sé e per gli altri, però, è chiedersi: “me la sento di indossarla in pubblico, mostrandomi alle mie cerchie malate terminali di politically correct?”. Se la risposta è no, siete ancora molto indietro. Siete di quelli che sanno di essere nel giusto, ma nelle discussioni tacciono per paura di perdere questa o quella amicizia. Il mio auspicio è che costoro siano pochi, pochissimi, sempre meno, e in fase di guarigione. Per i giusti che non hanno più questi timori, o che si sono rotti di averli, non resta che scegliere modello, taglia e colore.
Le magliette “IDENTITAS” le trovate nei negozi virtuali dedicati:
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