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La riforma di separazioni e affidi sia solo un primo passo verso il futuro

7 Agosto 20197 Agosto 2019
16

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Comments (16)

  1. “Lo schema donna = caregiver / uomo = breadwinner, con il connesso carattere affettivo attribuito alla figura materna e quello normativo attribuito a quella paterna, già da molto tempo è stato ampiamente superato per lo meno nella sua versione netta e assoluta.”

    Questo è purtroppo irrilevante per la controparte: hanno infatti spostato la critica dal vecchio schema (donna casalinga, uomo che lavora full time) a “le donne fanno più lavoro di cura” e si applica anche nei casi in cui si lavora entrambi full time. Ti faccio un esempio di situazione non degna di parità genitoriale per chi è anti-DDL 735, quella che era la mia:
    Lei impegnata 36 ore + massimo 2 ore spostamenti per lavoro, totale 38 settimana, straordinari inesistenti.
    Lui impegnato 38 ore + 5-6 ore spostamenti + 3-6 ore straordinario a settimana, totale circa 48 ore.
    Tempo libero più o meno equamente diviso nella cura di casa e figli, ma di fatto lei fa 10 ore in più la settimana, che sono quelle che risparmia sul lavoro. Ovviamente quando lui è a casa l’autista di famiglia è sempre e solo lui (2 ore in più per lui, minimo, in media a settimana – il gap si riduce a 8). E ovviamente l’80% delle spese le fa/decide lei.
    Significa anche che capita una o due volte la settimana che sia lui a fare da mangiare per tutta la famiglia.
    La suddetta situazione non sarebbe degna di tempi paritari per la controparte.

    E’ come per la “mancanza di potere istituzionale” che adesso è diventata “mancanza di potere istituzionale in base al loro genere”: significa che se hai 2 segretarie su 3 dei sindacati (era così sino a pochi mesi fa) le donne restano oppresse in quanto “li hanno in base ai loro meriti e non in base al loro genere”. Traduzione: solo quando le donne avranno il potere “solo in quanto donne” saranno pari agli uomini, secondo la controparte.

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    7 Agosto 2019 ericlauder Reply
    • Bene. Lo dicano chiaramente allora. Almeno si giocherà a carte scoperte.

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      7 Agosto 2019 Davide Stasi Reply
      • Lo dicono chiaramente, sono gli uomini che fanno finta di non sentire per non scontrarsi, e poi quando arrivano le carte da firmare non hanno il coraggio di non firmarle.

        Io ho avuto esattamente zero problemi quando ho iniziato a vivere da solo e quando avevo i bambini con me: far loro la cena lo facevo già prima, solo che su 7 cene io ne preparavo 1 o 2 e lei 5 o 6: è una differenza quantitativa ma non di capacità: tra l’altro pare cucini meglio io: secondo i ragazzi da me si viaggia sempre su qualità medio-alta, dalla mamma c’è un 5% dei pasti, per le occasioni speciali, di qualità (e costo) elevatissimi, ma il resto del tempo è cibo spazzatura o precotto fatto svogliatamente.

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        7 Agosto 2019 ericlauder Reply
  2. ecco un articolo che è in buona parte condivisibile anche da un avversario come me. Sei astuto, te lo riconosco

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    7 Agosto 2019 Paolo Reply
    • “Astuto” in questo caso è immensamente offensivo. E’ esattamente quello che penso, praticamente da sempre. Non c’è alcuna astuzia nell’esprimerlo, al massimo la volontà di contribuire a farla finita con le guerre ideologiche e gli interessi sulla pelle dei bambini.

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      7 Agosto 2019 Davide Stasi Reply
      • domando scusa

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        7 Agosto 2019 Paolo Reply
  3. Forse sono io che non sono stato abbastanza acuto da cogliere il tuo intento.
    Può succedere.
    Andando avanti a leggere, mi accorgo che forse mi sfugge il senso anche di questa frase:

    “Solo in un quadro del genere, dove uomini-padri e donne-madri sono parificati fin dall’inizio dell’evento genitoriale, prenderebbero senso gli incentivi alle studentesse che si iscrivono a facoltà universitarie scientifiche o all’imprenditorialità femminile o all’assunzione di personale femminile…”

    Davvero?

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    7 Agosto 2019 Foxtrot Reply
    • No, il problema era nella mia espressione, ho corretto.
      Quanto al brano che citi, a tutti gli effetti è vero che le donne occupate sono meno degli uomini occupati. Se ci fosse piena parificazione nella genitorialità, fin da quando questa ha luogo, gli incentivi all’occupazione femminile, nel quadro generale che ho prospettato, potrebbero aver senso, anche se a termine (come dovrebbero essere tutti gli incentivi): le donne che oggi “sacrificano” le proprie potenzialità professionali avrebbero gli strumenti per evitare di farlo ancora. Per lo meno quelle facilitazioni non sarebbero più i privilegi che sono adesso, dove il padre (in costanza di relazione) sta poco coi figli perché deve sgobbare ed è pure svantaggiato nel costruirsi una professionalità.
      Anzi, favorire l’occupazione femminile, dopo aver garantito la parità genitoriale da subito, contribuirebbe a mettere le donne alla prova. Si vedrebbe allora se sono più interessate a privilegi di principio o a incentivi da utilizzare in modo concreto.

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      7 Agosto 2019 Davide Stasi Reply
      • Ragionamenti complessi.
        Le possibili implicazioni di ogni scelta sono – per le mie limitate capacità – del tutto imprevedibili.
        Per alleggerire, mi metto a fantasticare su un’ipotesi di “quote rosa” nel mio settore lavorativo.
        Si tratta di produzione industriale e di turni a ciclo continuo.
        Tutti uomini, da sempre (le poche donne sono impiegate in ufficio).
        Non descriverò gli esiti (prevalentemente nefasti) del mio fantasticare.
        Mi limito a far notare che per ogni donna assunta ci sarebbe un uomo assunto in meno (e forse destinato a rimanere disoccupato, con scarsissime prospettive di sposarsi per farsi mantenere da una donna, come viceversa può benissimo capitare).
        A meno di immaginare un mondo dove l’ipergamia femminile scompaia come per incanto, non mi sembra una prospettiva particolarmente auspicabile.
        Oppure vogliamo incentivare le donne solo verso attività imprenditoriali, manageriali, STEM, ecc. ecc., lasciando agli uomini i “lavoracci”?
        Vabbé, non farci caso.
        Pensieri in libertà…

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        7 Agosto 2019 Foxtrot Reply
        • Fai riferimento a un problema che esiste e che, per non trasformare l’articolo in un saggio, non ho trattato, ovvero il mondo del lavoro. Quello, a tutti gli effetti, è il terzo incomodo del quadro concorde che ho ipotizzato. Con un’implicazione ulteriore: il lavoro è poco. In quel poco che c’è, gli uomini sarebbero in grado di fare i lavori tipicamente femminili, ma non viceversa. Un uomo in ufficio fa il suo e lo fa bene. Una donna in cantiere o in fabbrica… non saprei, ma dubito.
          Come hai scritto tu, sono ragionamenti complessi, che andrebbero sviluppati anche a partire da previsioni ragionevoli sull’evoluzione del mondo produttivo e dei servizi nel futuro. A monte, una domanda cruciale: si deve dare priorità alla famiglia, inducendo il mercato ad adattarsi a quel fondamento, o si rende il mercato il fondamento di tutto, incluse le relazioni umane? E tra questi due estremi, ci sono posizionamenti mediani accettabili da molti se non da tutti?
          Affronterei volentieri questi argomenti, su cui ho idee abbastanza precise, se non esulassero dalla policy di questo blog…

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          7 Agosto 2019 Davide Stasi Reply
          • va detto che durante le due guerre mondiali le donne nelle fabbriche e nei cantieri ci sono dovute andare per forza di cose e non mi pare che la produzione abbia subito un crollo

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            7 Agosto 2019 Paolo Reply
            • Non nei cantieri, giusto in (qualche) fabbrica. E come conducenti di tram, autobus, ecc. Ma l’esempio delle guerre mondiali non fa testo: allora la scelta era tra morire come un cane in trincea e andare in fabbrica o a guidare un tram, e guarda caso agli uomini era riservata l’opzione peggiore. Finite le guerre le donne hanno lottato solo per i lavori di ufficio, si son ben guardate dal chiedere di (ri)entrare in fabbrica. Ipocrisia portami via.

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              7 Agosto 2019 DanieleV Reply
            • Infatti se le obblighi ci vanno.
              Ma chi le obbliga? Tu? Le femministe? Oppure vorresti che lo facciamo noi?

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              7 Agosto 2019 ericlauder Reply
      • No, mai.
        Perché gli incentivi all’occupazione femminile vanno anche a donne che non hanno, non vogliono e non possono avere figli – in questi casi, CHE SONO ALMENO UNO SU TRE – è come rubare.
        L’unico incentivo che avrebbe senso è quello legato al rientro al lavoro dopo la maternità.

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        7 Agosto 2019 ericlauder Reply
  4. Solo una considerazione su un aspetto (apparentemente?) marginale.
    Nel testo trovo scritta diverse volte la parola “carriera”.
    La maggior parte delle persone non fa carriera nella vita, fa semplicemente un lavoro.
    Il fissarsi sul concetto di carriera è tipico delle rivendicazioni femministe.
    Stiamo sempre a rincorrere e adeguarci a un linguaggio, che non è altro che l’espressione di un’ideologia. Il che, a mio modesto parere, rivela che quell’ideologia ci ha – almeno parzialmente – condizionato. E il peggio è che spesso ne siamo inconsapevoli.
    Ripeto: la maggior parte delle persone non fa carriera (e molti nemmeno ci pensano), svolge semplicemente un’attività lavorativa che consenta di vivere.
    Buona parte di questo articolo non sembra curarsi di loro, così come molte rivendicazioni femministe sembrano occuparsi (anzi, direi che si occupano) di ottenere favori e privilegi per la parte già più “fortunata” del mondo femminile.

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    7 Agosto 2019 Foxtrot Reply
    • E’ un voluto scimmiottamento del loro linguaggio. Evidentemente non ho reso la cosa in modo abbastanza chiaro.

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      7 Agosto 2019 Davide Stasi Reply

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