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La verità di Giuseppe – Sulla violenza delle separazioni

15 Marzo 201810 Marzo 2019
11

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Comments (11)

  1. Lei sta facendo un lavoro ineccepibile. Vorrei solo evidenziare qualcosa che forse finora non è emerso, e non emerge nemmeno nelle migliaia di discussioni sui social network che riguardano questi argomenti, ma ritengo di importanza vitale. Gli uomini, il più delle volte, danno un valore reale ai numeri. Sanno che 2 + 2 = 4 e che dietro questa operazione ci sono fatti concreti, realtà significative, e anche rapporti ben precisi fra le cose. Sanno che se 2 + 2 = 4 allora vale anche che 4 – 2 = 2, per intenderci. Quindi gli uomini – almeno in maggioranza; sicuramente lei, e anch’io, – vanno a indagare sui numeri, sui fatti, sulle realtà. Che appunto, come diceva riguardo all’articolo di Toesca, non si possono liquidare in due parole. Ma questo è esattamente quanto sta succedendo ai numeri, oggi. I numeri (e le quantità) vengono citati unicamente per il loro valore emotivo, e ogni critica è valutata emotivamente. Per esempio:
    “La violenza maschile è la prima causa di morte femminile”
    “Le donne sono pagate il 23% in meno degli uomini”
    “In Italia 8,8 milioni di donne hanno subito violenza”
    “Una donna su tre subisce violenza dai 16 ai 44 anni”
    “Il 90% delle violenze non viene denunciato”
    Tutte queste dichiarazioni sono false: nascono da statistiche truccate, meccanismi descritti parzialmente e in malafede oppure semplici balle, e per chi crede nella realtà dei numeri è semplice fare due ricerche e smontarle, come sta facendo lei. Ma ognuna di queste dichiarazioni è una bomba emotiva di fronte alla quale la ricerca dei dati di realtà viene disprezzata come il cinismo di chi “fa la conta dei morti”, oppure “deliri” (realmente successo quando veniva opposto uno studio scandinavo da cui risultava che l’Italia è uno dei paesi più sicuri per le donne), oppure “misoginia”. In buona sostanza, o stai zitto quando ti dico che 2 + 2 = 5 e 4 – 2 = 8 milioni, oppure sei uno stupratore. Ci troviamo nella posizione che lei stesso descrive quando spiega che di fronte a un’accusa di stalking: è suicida spiegare dettagliatamente che in realtà il fatto non è avvenuto, SENZA contemporaneamente attaccare alla base la credibilità dell’accusa. Il pubblico non vede il lungo e noioso elenco di dati (cheppalle); vede solo la propria indignazione.
    Qualche tempo fa mi sono (ovviamente) impelagato in una di queste discussioni, in cui una esponente di quella che lei chiama “Rosa Nostra” spiegava che in Italia vengono uccise 150 donne l’anno, QUINDI due donne al giorno. (Ripetuto varie volte). Fatto notare che la sua conoscenza della matematica era da prima elementare o neanche, la risposta è stata: “Sono comunque troppe”. Ecco cosa intendo. I numeri non contano nulla per queste persone. Conta solo l’ondata emotiva che garantiscono, una specie di euforia alcolica o da stupefacenti. Potrei citarle molti altri esempi, ma sono appunto solo aneddoti. A noi sta imparare a comunicare secondo questa stessa ottica, ma senza scordare che i numeri sono realtà.

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    15 Marzo 2018 Marco Pensante Reply
    • Grazie per la sua osservazione, Marco. Prendo spunto dalle uscite pubbliche che ho fatto finora, dove mi sono trovato a dover rispondere a persone come quelle che descrive lei, per altro sicurissime del fatto proprio, anche nel tentativo di spacciarmi falsità o furberie (talvolta addirittura in buona fede). Ho avuto buon gioco, numeri alla mano, spiegati con semplicità e in modo quasi giocoso e sicuramente non conflittuale e garbato, nell’impostare un confronto vero, pacifico, paritario. Ciò che ho dovuto gestire, anzitutto, è la delusione e l’amarezza di costoro nel venire pubblicamente sbugiardate, con parole semplici come i loro slogan, ma molto più efficaci perché “diverse” dal solito, da un lato, e dall’altro supportate da dati incontrovertibili.
      Non voglio dire di essere maestro di comunicazione, non lo sono. Metto solo ragionevolezza e passione insieme, e determinazione “da crociato” a smontare le falsificazioni. In altre parole mi sono trovato a imboccare la pillola rossa a drogati e drogate di pillola blu. Credo di essere riuscito a ricoprirla di sufficiente zucchero perché l’hanno mandata giù, salvo rari casi di arroccamento (minoritari e irrilevanti), fino ad arrivare a ringraziarmi.
      Il problema è a monte. Occasioni per trasmettere la mia/nostra narrazione me ne vengono date poche. Le librerie mi vedono come il fumo negli occhi (“ci giochiamo la clientela femminile”), le associazioni in difesa della donna, invece di sfidarmi a confronto, si danno alla macchia. Nessuno riesce a capire che, nonostante i toni volutamente provocatori dei miei articoli, non ho alcuna volontà di esacerbare i toni di una guerra già giunta a un parossismo fuori dal normale. Pochi capiscono che la mia volontà è diretta ad azzerare le cazzate, scrostare i grumi ideologici, e andare al punto: una nuova alleanza tra generi fondata sulla razionalità, l’equità e lo Stato di Diritto per un avvenire migliore di questo (ci vuol poco) da regalare ai nostri figli.

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      15 Marzo 2018 Davide Stasi Reply
      • Mi scusi, ma nelle librerie le commesse sono quasi sempre donne , vero ? E una battuta…ma me la sento dire che la lettura serve ad alimentare la mente , mica è solo un passatempo !

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        16 Marzo 2018 Z.V. Reply
    • Concordo totalmente. Aggiungo una piccola chiosa al discorso di chi “fa la conta dei morti”: sono i primi (e le prime) a fare la conta, compresi “count down” televisivi, poi quando cerchi di riportare numeri più aderenti alla realtà, ti accusano di fare la conta dei morti. Come quando, commentando la notizia di un omicidio con vittima femminile, partono lancia in resta a dire che bisogna rieducare gli uomini e insegnar loro a rispettare le donne, quando invece la vittima è maschile (e il carnefice una donna), i pochi (e le poche, non nascondiamoci dietro a un dito) che se ne accorgono e non esultano, messi di fronte all’evidente disparità di giudizio commentano “bisogna semplicemente insegnare le persone a rispettare le altre persone”. Insomma in un caso ci sono gli uomini (cattivi) e le donne (buone), nell’altro le persone. La cosa più triste è che non avvertono nemmeno l’asimmetria, e non provano il benché minimo imbarazzo.

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      15 Marzo 2018 wignersfr Reply
    • Ritrovo qui dopo anni il grande M.Pensante (come si vede la realtà risponde al nome) il quale illumina il buio presente come un gamma ray burst il cosmo. Chapeau!

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      15 Marzo 2018 RDV Reply
  2. Aggiungo per onestà intellettuale che la Gabanelli dice anche “io non so quanto incida la crisi sulle tensioni familiari già problematiche”. Di questi tempi è grasso che cola.

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    15 Marzo 2018 Blu Reply
  3. Nell’ultima puntata della trasmissione DiMartedì, la regina del fact checking (per dire come siamo messi), tale Milena Gabanelli, un tempo da me molto apprezzata, in un ragionamento volto a dimostrare l’uso scorretto delle statistiche da parte dei politici per creare allarme, ci mette in mezzo le 140 vittime di femminicidio che a suo dire rimarrebbero costanti nel tempo. Essendo quel numero il totale degli omicidi (tanto per non creare allarme, vero?) viene da pensare che la figlia che uccide la madre sia vittima del patriarcato. Il patriarcato, che non esiste perché con una certa evidenza non esistono leggi specifiche in favore del padre, in un mondo normale varrebbe come spiegazione quanto le scie chimiche per il controllo della mente. La Gabanelli, che fino a quel momento sembrava dire cose sensate, all’improvviso sconnette un attimo il cervello. Speravo poi lo riattaccasse, il cervello, e rassicurasse le donne che la probabilità di essere uccise dal partner sono infinitesimali, così come stava dicendo agli italiani che tutto sommato viviamo in un paese tranquillo e il resto è propaganda. Invece no.

    (Intervento della Gabanelli a 1h e 36m)

    http://www.la7.it/dimartedi/rivedila7/dimarted%C3%AC-puntata-13032018-14-03-2018-236405

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    15 Marzo 2018 Blu Reply
    • La Gabanelli la apprezzi finché non si occupa di argomenti che tu già conosci bene per interesse o per lavoro. A quel punto ne scopri lo sconfinato narcisismo e l’infinita disonestà intellettuale. È la regina delle statistiche distorte e delle mezze verità usate per portare gli ingenui, o chi semplicemente non è addentro all’argomento a credere a quello che vuole lei.

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      15 Marzo 2018 wignersfr Reply
      • E’ la stessa uguale, identica, precisa, stessa, medesima impressione che ho sempre avuto anch’io.
        E’ un’abilissima manipolatrice di coscienze.
        Un ideologa.
        Una militante.
        Una engagé.
        Ha sfruttato a dovere l’inesistenza di una qualsivoglia traccia di giornalismo nel panorama televisivo italiano.
        E’ una modesta moneta da 50c che si confronta con monetine da 2c.

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        16 Marzo 2018 plarchitetto Reply
  4. Vorrei far presente che nelle moderne coppie lei comanda a bacchetta con una arroganza da far impallidire i dittatori più spietati e che per futili motivi dal “gentil sesso” volano piatti urla e imprecazioni contro il malcapitato partner di sesso maschile. Un odio spropositato e ingiustificato. Ho anche assistito a liti davanti a tutti iniziate da lei contro lui, anche in questo caso per futili motivi, o, a mio parere, mostrare chi comanda all’interno della coppia.
    L’uomo marito/compagno/partner/fidanzato che subisce questo per anni (a volete anche prima) può arrivare all’esasperazione ed esplodere come un vulcano inattivo da secoli e commettere l’irreparabile, cosa a cui assistiamo con cadenza quasi giornaliera purtroppo.
    Ma di questa violenza psicologica e fisica nessuno parla, forse perchè svanirebbe l’incantesimo?

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    15 Marzo 2018 Anonimo Reply
    • Secondo me è sbagliato legare ciò che che descrivi a quei pochissimi casi che finiscono come peggio non potrebbe. Ci sono milioni di padri, mariti, fidanzati umiliati ogni giorno e che non torceranno un capello mai nemmeno al loro peggior nemico (né alla peggior nemica), quei pochissimi che arrivano all’estremo, che sia perché particolarmente deboli ed esasperati o anche perché particolarmente stronzi (esistono anche questi, ovviamente), sono numericamente irrilevanti ai fini dell’analisi del fenomeno, e andrebbero trattati, se proprio si vuole, come quelle rarissime eccezioni che sono. Metterli al centro del discorso, o anche solo accanto agli altri fattori, fa il gioco dei femministi che li vorrebbero come un’epidemia, un fenomeno di massa. Il fatto che ne individui le cause in modo opposto a loro non cambia sostanzialmente le cose.

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      15 Marzo 2018 wignersfr Reply

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