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Mario De Maglie sul business dei centri antiviolenza. Una riflessione incrociata

18 Gennaio 201810 Marzo 2019
8

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Comments (8)

  1. Vero ma le ideologie non servono solo a sostenere le bolle. E’ più frequente l’opposto.
    Questa analisi mi pare del tutto condivisibile:
    “Più utile ed efficace innescare un micidiale conflitto di genere.
    Azionare un gigantesco spappolamento sociale.”
    La politica non lavora più sul piano delle idee (al massimo delle ideologie che sono solo uno strumento): è passata a vie di fatto.

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    19 Gennaio 2018 Vicus Reply
  2. Eccoci. Il CAM. Il nuovo che avanza. Data la saturazione del mercato dei vari CAV (leggesi associazioni varie), c’è chi ha capito che c’era uno spazio libero e ampio da oKKupare dove la concorrenza non esiste.
    Facciamo un’ipotesi per assurdo: perché il CAM abbia un senso e una “ragione sociale” (quindi di esistere), occorre che il mercato sia florido e perché lo sia é necessario “lavorarci”.
    In sostanza, il mercato va alimentato, quindi niente di meglio che praticare una politica “sempre tesa” (https://www.youtube.com/watch?v=7oWIZmIziBM).
    Signor De Maglie, non faccia finta di non sapere, non ciurli nel manico (a proposito, come mai ha sentito il bisogno di ergersi a avvocato d’ufficio di una realtà che non la riguarda direttamente ? ci dica, ci dica !), non faccia il pesce in barile, sia onesto (intellettualmente, s’intende), le assicuro che non ha a che fare con persone che ciarlano a vanvera o per sentito dire, che “lavorano” sulla base di dati stimati, gonfiati (es: in Italia sono aumentate le denunce !); no, quella é pratica scorretta e subdola che attiene e risponde ad altre logiche e “esigenze”.
    Sia serio, signor De Maglie, che il sottoscritto il CAM lo conosce piuttosto bene.

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    19 Gennaio 2018 Tore Reply
  3. Per inciso a Firenze i finanziamenti x queste cose vanno a senso unico verso solo la loro direzione….

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    18 Gennaio 2018 Simone Reply
  4. Simone Masi:
    A me piacerebbe domandare al sig Maglie, visto che è un operatore del settore, con che procedura queste Onlus possono accogliere i minori nelle loro strutture, a volte contro il volere del minore stesso. Hanno bisogno di autorizzazioni oppure possono decidere di farlo in autonomia e in questo caso con quale legittamazione di Diritto o da quale ente o Autorità pubblica siano autorizzate a farlo.

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    18 Gennaio 2018 Simone Reply
  5. Uno spettro aleggia su questo botta e risposta: il piano della battaglia politica.
    Tu lo adombri senza mai nominarlo, lui lo rifugge facendo finta di non averlo inteso.
    Ma è li che parla da solo.
    E li piano dove parecchie cose trovano un senso.
    E dove bisognerà andare (presto o tardi) a parare.
    Perché prendere per la coda ciò che va preso per le corna può valere solo in una fase iniziale.
    I centri antiviolenza sono un pezzo non secondario e ben collaudato, d’una battaglia politica.
    Naturalmente non parlo di politica spicciola (che pure è coinvolta).
    Parlo di ideologie. Femminismo. Media. Capitale. Assetti di potere. Conflitto sociale.
    Roba seria.
    Troppo seria per aver tempo e voglia di parlarne a viso aperto, nei luoghi che “contano”.
    Più utile ed efficace innescare un micidiale conflitto di genere.
    Azionare un gigantesco spappolamento sociale.
    Utile a parecchi.
    Convergenze parallele.

    *curioso che l’area politica di riferimento dei CAV in tutti gli altri settori del sociale (sanità, scuola, trasporti, sicurezza pubblica…) veda il privato come il demonio.
    Solo nel contrasto alla violenza (maschile) il privato risulta la dimensione più adeguata. Rammento le feroci polemiche sul più che pubblicissimo “codice rosa ospedaliero”.
    Curioso. Ma io un’idea me la sono fatta…

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    18 Gennaio 2018 plarchitetto Reply
    • Condivido solo in parte la tua osservazione sullo “spettro” perché, te l’assicuro, politicamente ho un approccio talmente laico da poter essere tranquillamente definito “machiavellico”.
      Per quanto mi riguarda l’approccio è più orientato a un discorso attinente alla giustizia e all’equità come condizioni di base per un accettabile vivere comune. Cioè a condizioni “pre-politiche” su cui non riesco a non pormi in modo intransigente in generale, ancor più se si tratta di questioni che vanno a toccare direttamente la vita delle persone, con una particolare devastante attenzione verso i bambini (ovvero verso il futuro).
      Tutto ciò che citi, “ideologie, femminismo, media, capitale, assetti di potere, conflitto sociale” è un derivato su cui si può discutere a lungo e legittimamente solo se viene garantito un contesto di correttezza, giustizia ed equità.
      In altre parole, in quanto macchiavellista posso anche concedere a me stesso una lieve soglia di tolleranza se si fanno giochi di business, politica e potere su nelle alte sfere, tra grandi imprese, grandi interessi, grandi equilibri politici. Anche lì c’è un danno, ma indiretto. Non riesco invece a concedere nemmeno quel minimo margine se questa sporcizia e questo degrado si applicano direttamente sulla pelle delle persone.
      L’impressione che ho, e che non nascondo, è che la violenza sulle donne sia una grande “bolla”, una delle tante create ad arte per generare clientele e giri di soldi pubblici non trasparenti (volendo essere generosi). I dati europei su questo tema non fanno che confermare la mia impressione. Tanti CAV e tanti soldi ad essi attribuiti avrebbero senso in Danimarca o Svezia. Da noi sono una bolla, nessuno me lo toglie dalla testa. A meno che non mi presenti numeri e fatti convincenti.
      Da lì, da una questione di giustizia ed equità, poi discende tutto il resto. La “bolla” va sostenuta, e così nascono le ideologie, lo pseudo-femminismo da hashtag, le falsificazioni dei media, il capitale, la politica e tutto il resto.

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      18 Gennaio 2018 Davide Stasi Reply
      • Vorrei anche aggiungere, che quando ho fatto presente cose simili, mr. De Maglie non ci ha pensato 1 minuto prima di bloccarmi su FB. Lo stesso ha fatto Nadia Somma.

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        30 Maggio 2018 S.M. Reply
        • Bei soggettini tutti e due…

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          30 Maggio 2018 Davide Stasi Reply

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