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Ha scatenato l’ira di Dio l’articolo di Giuseppe Augello sul fenomeno “Incel”. Su tutti i canali ho ricevuto interminabili reprimende, insulti, attacchi, critiche più o meno pacate per aver chiesto a uno degli autori più lucidi di questo blog di raccontare chi sono gli Incel e quanto attualmente sono distanti dal concetto di giustizia e parità di genere per cui queste pagine si battono. Tra le tante ricevute, l’unica critica che posso prendere parzialmente in considerazione è quella relativa allo stile spesso sferzante dell’articolo. Parzialmente perché anche quello ha la sua ragion d’essere. Per il resto, accusare me (me!!!) di essere insensibile verso diversi tipi di disagi individuali maschili, quelli che stanno alla base della comunità Incel, è quanto meno paradossale e risibile.
Ho riletto con attenzione il pezzo di Augello. Non ho ritrovato i toni sprezzanti, accusatori, criminalizzanti che molti vi hanno trovato. Tanto meno ho rilevato dileggio o discriminazione. Il fenomeno Incel è stato descritto sinteticamente nelle sue caratteristiche peculiari, dopo di che se ne è sottolineata l’attuale distanza, in termini di movimento collettivo e di principi, da un movimento maschile che voglia essere produttivo, propositivo e risolutivo. Dire che gli Incel complessivamente non possono “credere né agire per un futuro migliore, non credendo ci sia alcuna possibilità di sovvertire la situazione perché la loro è una condizione che non può in alcun modo migliorare”, è semplicemente descrivere con precisione ciò che è. E poco importa che anche le femministe descrivano così il fenomeno. Essere femminista non vuol dire per forza essere sempre in torto. Anche l’orologio fermo segna l’ora esatta due volte al giorno.
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Ancora più appropriato è Augello quando dice che ad oggi gli Incel “costituiscono una frangia antitetica e perniciosa per il movimento degli uomini-padri protesi all’isolamento di chi fa delle caratteristiche genetiche un motivo di privilegio di un genere e di eliminazione di un altro dalla scena sociale”. Davvero questo è un concetto non condivisibile? Certo, mina alle basi uno degli assunti-chiave dell’approccio Incel, ma non vuole essere un modo per umiliarli, a che servirebbe? O ancora, davvero si può dissentire dal concetto: “l’idea delle interazioni uomo-donna non è competizione, ma cooperazione”, espressa dall’articolo? Probabilmente sì, se si è interiorizzato l’approccio autocentrato e livoroso della collettività Incel. E se si nota parlo sempre di “collettività”, non di individui. E non è casuale.
Nessuno, a partire da me e da questo blog, può sottovalutare le forme di sofferenza e disagio che la formulazione edonistica delle società odierne, dove conta ciò che si ha e non ciò che si è, può generare negli individui, maschi o femmine che siano. C’è piena consapevolezza dei baratri socio-psicologici in cui è possibile rovinare a causa di pressioni disumane e strumentali solo al mantenimento e alla prosperità di un sistema infame. E verso chi cade in quel baratro c’è non solo il massimo rispetto ma addirittura una mano tesa. Tesa al modo di “Stalker sarai tu”, però. Innumerevoli sono le persone e le associazioni che si offendono perché di tanto in tanto le maltratto brutalmente criticandone l’ignavia. Così è. Questo è il modo con cui “Stalker sarai tu” cerca di suonare la sveglia a chi dorme, e dormendo fa da zavorra. Prendere o lasciare.
Gli Incel non sono altro che il peggior prodotto made in USA mai imposto al mondo in termini di proposta strutturale della società. Un disastro umano che ha trovato il proprio deposito e il proprio catalizzatore nella rete, in luoghi dedicati, riserve anzi gulag dove disagio, solitudine e segregazione fermentano producendo odio, risentimento e inedia, in un circolo vizioso senza fine, che di tanto in tanto esplode come un vulcano in violenza agita verso gli altri o verso se stessi. Ebbene, una guerra maschile per nuove ed equilibrate dinamiche tra generi, ha l’obiettivo di scardinare proprio quella infame proposta strutturale della società, che è la premessa dei disagi individuali dei celibi involontari, che insieme finiscono per costituire la comunità Incel. Io, Augello e chiunque altro abbia una visione progressista della questione maschile, non può però fermarsi a una mera, per quanto sacrosanta, espressione di empatia per chi resta indietro e soffre. Non può perché al momento noi siamo quelli che vanno a sminare i campi e che tentano di distruggere proprio le cause sistemiche che creano quelle sofferenze.
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Perché la battaglia abbia senso e speranza di successo, serve pulizia. Pulizia negli intenti, nelle motivazioni, nelle pulsioni. Ed ecco dunque il grido, brutale sì, ma così è nella nostra natura, di “Stalker sarai tu” ai sepolcri imbiancati delle teorizzazioni filosofiche e un po’ piagnucolose sulle discriminazioni patite dagli uomini; ai senatori che, altezzosi, puliti, pettinati e togati, puntano il dito contro i soldati che sputano sangue sul campo di battaglia; e a chi è caduto schiavo e oppresso dal sistema che si sta combattendo. E il grido è: fuori da lì. Fuori dai templi, fuori dal senato, fuori dalle gabbie dei forum dei brutti e degli esclusi. Mentre, come bimbi imbrociati, puntate il dito su inezie (“ecco, le belle donne fanno bodyshaming sugli uomini grassi, uffa!”), qui dove fischiano le pallottole si fanno leggi per mandarci in carcere a uno schiocco di dita, si impongono narrazioni dove l’uomo, il maschio, è colpevole di un peccato originale dalla nascita fino alla sua auspicata morte. In tutto questo dove siete voi tutti? Sopratutto voi, Incel, dove siete?
Lo sappiamo bene, da queste parti: chiudersi in un forum a leccarsi le ferite o arroccarsi in un olimpo informatico a discettare dei grandi sistemi è comodo e sicuro. Non si rischiano sputtanamenti o querele. Ma non si risolve nulla. E la realtà quotidiana odierna ce ne porta chiara testimonianza. Proprio quella realtà che si appiglia alle vostre contraddizioni per attaccare in modo ancora più devastante un fronte già di suo disunito e spesso demotivato. E allora, con i toni tipici di questo blog, Augello, oltre a informare chi non sapeva della vostra esistenza, oltre a segnare l’attuale differenza tra voi e noi, vi ha chiesto di smetterla e di uscire. Di rinnegare ogni contraddizione che rappresenti un punto debole e di unirvi per affrontare assieme un’emergenza che riguarda anche voi. Sì, Augello si è mostrato amaramente scettico: è vero che la comunità Incel non accetta consigli o stimoli, che ritiene ineluttabile il proprio destino, e non è una premessa promettente. Ciò non toglie il nostro dovere di provare a stanarli dal buco sotterraneo dove il sistema li ha costretti a ficcarsi, per convincerli a lavarsi il fango di dosso, ad armarsi e finalmente partire con noi. In questo senso le parole di Augello sono anche le mie e sono alla base delle intenzioni e del “programma politico” (chiamiamolo così) di questo blog.
Ristabilito un equilibro, anche se ci vorrà tempo, si potrà tornare a parlare di questioni minute, a filosofeggiare in senato sui massimi o minimi sistemi. Non ora che infuria il conflitto. Scandalizzarsi e indignarsi perché un amico rude arriva, vi prende per il bavero e vi scrolla con energia per riattivarvi, non risolve nulla. Significa fare gli snowflakes. Significa appellarsi all’odiato politically correct per evitare di essere criticati e smossi. Augello vi ha chiamati con rara efficacia “i disertori fuggiaschi della battaglia per la famiglia e la parità di genere vera”. In risposta, volete rifugiarvi in un piagnucolante: “ehi, come ti permetti, cattivo! Io sto male…” o volete smettere di fuggire e disertare? In quest’ultimo caso troverete braccia aperte.
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Tra di voi, ne sono certo, ci sono ingegni preziosi che si stanno buttando via, e questo è danno nel danno. Eleggetene due o tre che vi rappresentino, che abbiano idee chiare e pulite e sappiano scrivere. Sono disponibile a riservare loro uno spazio settimanale questo blog. Sono disponibile a darvi un canale di espressione aperto e diffuso, da dove far uscire gli Incel italiani, finalmente liberati e ripuliti. Perché raccontino cos’è il disagio dell’essere uomo oggi e da dove provenga, perché rinneghino apertamente ogni forma di violenza inflitta a se stessi e agli altri, perché indichino ai fratelli liberati la strada per il fronte, unico luogo dove oggi un uomo consapevole può trovare un vero senso per se stesso e per il futuro. Questo è un invito serio. Rifiutarlo significa che l’antitesi tra voi e chi si impegna per una nuova parità di genere, come affermata da Augello, è del tutto sacrosanta. E allora lì vi lasceremo, in pace, a piagnucolare, protetti dalle toghe dei senatori tromboni, pigri e inefficaci, l’altra zavorra della questione maschile. Accettarlo significa iniziare a vincere. Io vi attendo.
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