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di Fabio Nestola – Su Facebook appare questo post. A scriverlo è David Sassoli, giornalista e politico di lungo corso, ora ricandidato al Parlamento Europeo, che da parecchi anni viene mantenuto dai cittadini italiani. La sua è una difesa ad oltranza della patricida di Monterotondo Deborah Sciacquatori. A leggerlo bene sembra un post scritto dalla mamma dell’assassina più che da un politico o da un giornalista.
Deborah sferra un pugno che però sembra esserle scappato per caso nella concitazione del momento, colpa della confusione generale invece che della volontà di nuocere. Ma poi subito soccorre il padre, si dispera, lo mette persino su una sedia, pensa un po’. L’icona di figlia perfetta, premurosa ed affettuosa, pure “studentessa modello” sente il dovere di aggiungere il paladino Sassoli, bontà sua. Come se andare bene a scuola legittimasse l’omicidio. Lui è fatto così, quando pensa ad una vittima non guarda al morto ma a chi lo ha steso con cazzotti e coltellate.
Però del coltello non c’è traccia, David Sassoli si è distratto e non dice nulla delle coltellate alla nuca (quindi alle spalle di una persona che scappa o quantomeno si gira per proteggersi da altre botte). Sarebbe morto per il pugno e/o la caduta conseguente, la coltellata è un particolare irrilevante che non merita di essere citato, che vuoi che sia. Anche la morte conseguente alle percosse la dice lunga sulla effettiva pericolosità del morto: l’ex pugile aggressivo e violento in tutta evidenza non si reggeva in piedi, prova ne sia che è stato ammazzato di botte da una ragazza di 19 anni.
Sassoli è fatto così, quando pensa ad una vittima non guarda al morto ma a chi lo ha steso con cazzotti e coltellate.
Comunque è stato ammazzato, comunque la ragazza aveva un coltello nella borsa, comunque l’ha accoltellato e lo ha preso a pugni. Che fosse ubriaco fradicio non cancella l’omicidio, anzi, rende la vittima molto meno pericolosa di come la si vuole descrivere. Sollevazioni popolari quando di una donna stuprata si dice “ma come era vestita?”, “ma cosa ci faceva di notte da sola?”, “ma perché è salita in macchina con due sconosciuti?”. Giustissimo, non si deve questionare sul comportamento di una vittima con l’effetto di affievolire in qualche modo la colpa dei criminali. Solo però quando la vittima è una donna. Quando invece è un uomo si può, anzi, si deve.
E Sassoli è questo che fa. Ha metaforicamente indossato la toga e in tre minuti ha fatto primo grado, appello e cassazione: Deborah è la vittima. Sassoli dixit, punto. Ma troppe cose non quadrano nell’accorata difesa del povero David: sa spiegare perché ai suoi occhi diventa legittima la giustizia fai-da-te invece del ricorso alla giustizia tramite carta bollata? Sostituirsi alla magistratura è possibile? Perché la continua e terribile violenza della vittima non è stata denunciata dalle donne di casa? I media continuano a citare che (comunicato ufficiale della Procura di Tivoli): “Per delineare la personalità dello Sciacquatori è necessario rappresentare che lo stesso era stato denunciato dalla compagna convivente per maltrattamenti nel maggio 2014. Successivamente i due avevano ripreso la convivenza e non risultano denunce per violenza ai danni della donna (da parte di questa, dei familiari o dei vicini) né richieste di intervento ai Carabinieri”.
Quindi la convivente aveva rimesso la querela del 2014 e poi più nulla per 5 anni, oggi invece descritti come un concentrato di violenze inenarrabili. E così si sdogana l’omicidio per legittima difesa dal padre-padrone. Allora sa spiegare Sassoli a cosa servono i fondi per finanziare le case rifugio, la rete dei centri antiviolenza, il 1522, il codice rosa, il codice rosso e tutte le corsie preferenziali propagandate come “finalmente qualche misura a tutela delle donne”? Se rieletto, dopo questa ruffianata al circuito rosa, proponga al Parlamento Europeo una misura risolutiva: qualsiasi bambina, al momento della nascita, insieme al bonus bebè riceve dallo Stato un’arma e la licenza di usarla. Tanto, si sa, prima o poi diverrà vittima.
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